"Slalom tra le spese fisse per poter riaprire"

Porciatti dell’Osteria Il Vinaio e Torricelli dell’albergo ’Da Annita’ non hanno dubbi: "Manca una strategia concreta per la ripartenza"

"Slalom tra le spese fisse per poter riaprire"

"Slalom tra le spese fisse per poter riaprire"

di Cristina Belvedere

"A dicembre facevamo l’asporto per offrire un servizio, ma in questa fase abbiamo smesso, perché la riteniamo una presa in giro". Davide Porciatti, che con il fratello Bob è titolare dell’Osteria ’Il Vinaio’ in Camollia, non usa giri di parole: "I costi erano alti e non c’era un ritorno adeguato. Parlo delle materie prime, che noi scegliamo di alta qualità – sottolinea – del personale in cucina, delle spese per la sicurezza e la sanificazione dei locali, ma anche delle spese fisse come affitto e bollette. Facendo i conti, abbiamo deciso che era inutile restare aperti con un fatturato ridotto ad appena il 30% di quello normale".

Per Porciatti sarebbe stato meglio "fermare prima il settore della ristorazione e aiutarlo ora in modo concreto ad andare avanti". Ma l’imprenditore capisce anche la complessità della situazione: "Come Osteria abbiamo fatto una scelta di sicurezza, affidandoci a una ditta specializzata per la sanificazione del locale e investendo sulle barriere in plexiglass". E ancora: "In realtà il vero problema è che mancano aiuti concreti al settore. Il Fisco non può continuare a chiedere denaro a fronte di un fatturato pari a zero. Inutile anche posticipare i pagamenti, perché neanche in futuro le nostre aziende riusciranno a ripianare le perdite, soprattutto con questa costante alternanza di aperture e chiusure".

Il futuro? "Io e mio fratello siamo ottimisti, abbiamo sempre investito nell’azienda e continueremo a farlo. Abbiamo 5 dipendenti, tutti in cassa integrazione, ma siamo pronti a riaprire, appena ce lo consentiranno, sia con l’asporto che con la gastronomia". Porciatti conclude: "Siamo stati chiusi per tutte le festività natalizie, sarà la stessa cosa a Pasqua e probabilmente anche per il 25 Aprile e il Primo Maggio. Di solito gli incassi di questi giorni permettevano alle aziende di andare avanti, invece così la categoria sarà costretta a indebitarsi con le banche. In questo modo si distrugge un tessuto economico formato da aziende sane".

Se la ristorazione piange, il settore dell’accoglienza non sorride. Lo testimonia Luca Pietro Torricelli, titolare dell’albergo ’Da Annita’ a Rapolano Terme: "Faccio l’albergatore da 15 anni e avevamo ripreso a lavorare l’estate scorsa quando eravamo in zona gialla, ma alla fine tra ordinanze di chiusura e successive riaperture, abbiamo deciso di fermarci in attesa di tempi migliori". Torricelli sospira: "Tutti parlano dei ristoranti, ma gli alberghi? Ci consentono di restare aperti – critica – però bloccano i trasferimenti tra regioni. Inoltre, se anche avessi dei clienti, chiudendo tutto alle 18, dove dovrei mandarli a mangiare? Tutto questo è terrificante".

E poi: "Vogliamo parlare dei ristori? Mi sono arrivati 1946 euro e ne ho dovuti pagare 1980 di Tari, a cui si sommano 250 eruo di controlli anti-incendio e 400 di canone Rai, che mi viene chiesto anche se sono chiuso da un anno. Gli aiuti servono a malapena a coprire le spese. Io ho sempre vissuto del mio lavoro e non voglio l’elemosina – afferma –: questi soldi distribuiti a pioggia dallo Stato sono gocce nel mare, perché manca qualsiasi previsione di rilancio". Torricelli conclude: "Non vedo l’ora di riaprire per poter accogliere di nuovo gli ospiti, ma penso ai ragazzi giovani come i miei figli. Bisogna dare loro un futuro, altrimenti non si va da nessuna parte".