Sinalunga, pastore omicida di nuovo sotto processo

Avrebbe tentato di uccidere l’amico del 22enne freddato con la pistola nel 2018. L’uomo sarà parte civile

I sopralluoghi dei carabinieri

I sopralluoghi dei carabinieri

Sinalunga, 3 ottobre 2020 - Ha ucciso un giovane di 22 anni a Sinalunga, in via Umberto I. E per questo motivo Giulio Sale è stato condannato il 10 luglio 2019, con rito abbreviato e riconosciuto che non c’era stata premeditazione, a 16 anni di carcere. A conclusione dei quali scatteranno i tre di libertà vigilata. Un verdetto contro cui il suo difensore, l’avvocato Barbara Mercuri, ha presentato appello. L’udienza si è svolta il 15 luglio scorso con la conferma della pena.  

Ma quei colpi di pistola, fatali per Andrea Ndoja il 9 maggio 2018, erano in realtà destinati ad un altro uomo. Un suo amico. A mettere la procura su questa strada era stato il gip Alessandro Buccino Grimaldi. Quando pronunciò la condanna in primo grado a 16 anni trasmise al contempo gli atti alla procura sollecitando nuove indagini per valutare se procedere nei suoi confronti anche per il tentato omicidio nei confronti dell’amico albanese che viveva a Sinalunga nella casa del delitto. Così Giulio Sale, pastore di 46 anni che abitava a Foiano della Chiana, in provincia di Arezzo, sarà processato davanti al collegio presieduto dal giudice Ottavio Mosti per tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e ricettazione. Quando aveva bussato alla porta dell’abitazione di via Umberto I, infatti, il suo obiettivo non sarebbe stato Ndoja, poi colpito al collo e morto sul colpo anche se Sale ha sempre sostenuto che si era trattato di un fatto accidentale. Il pastore era poi scappato a piedi rendendosi protagonista di una fuga rocambolesca, prima di essere arrestato dai carabinieri, finendo in ospedale.  

Il pm Nicola Marini, dopo l’input del giudice Buccino, ha scavato e compiuto accertamenti a seguito dei quali nel settembre scorso ha chiuso l’inchiesta bis sul nuovo troncone. Contestando il tentato omicidio premeditato e la ricettazione della pistola con cui aveva fatto fuoco, che risultava clandestina e di fabbricazione artigianale. Una semiautomatica Beretta calibro 7.6, senza matricola. Aveva 4 colpi nel serbatoio e uno in canna. Nel processo si costituirà sicuramente parte civile l’amico di Ndoja, rappresentato dall’avvocato Manfredi Biotti.