Siena, un tesoro raccontato da penne illustri

Grande il feeling fra illustri scrittori e le nostre terre Il lungo elenco di Barzanti parte da Henry James

Migration

SIENA

Sulle orme di Stendhal, Virginia Woolf, poi Eugenio Montale, Ginevra Bompiani, Franco Lucentini ed altri, vicini ai nostri giorni. Venite a Siena, reclamiamo oggi che la città e il territorio si candidano a mete dei nuovi flussi che aspettiamo. Lo diciamo perché, "le tracce che hanno tramandato scrittori affascinati da atmosfere, luoghi, monumenti di Siena e delle terre legate alla sua storia, sono inviti che esercitano suggestioni. Ma dobbiamo impedire la banalizzazione di un’immagine di grande risonanza ai primi ’900", dice Roberto Barzanti, esperto della letteratura a Siena. Lo ha analizzato in ’Soggiorni senesi tra mito e memoria’, scritto con Attilio Brilli , SilvanaEditoriale per Mps.

Si spieghi con i nomi.

"Un elenco lunghissimo. In rilievo collocherei Henry James; scrisse di Siena la prima volta nel 1873, ci tornò e raccontò ’A Siena tutto ha oltrepassato il suo meridiano’, colpito dal contrasto tra miseria e dignità, umori popolareschi e aristocrazia. Poi, Charles de Brosses, James Boswell, John Ruskin, Stendhal, Virginia Woolf, Paul Bourget, Edith Wharton, Vernon Lee, Maurice Denis. Ezra Pound. I Browning, installati tra città e campagna: contemplavamo ’il fantastico profilo della città’, ’l’apertura sconfinata verso la Maremma’. Tra gli italiani, Vittorio Alfieri a Montechiaro: incontrò un crocchio di intellettuali repubblicani, dominato dalla Teresa Mocenni: si trovò magnificamente".

Esempi più moderni?

"Giovanni Comisso si laureò a Siena e ne rimase folgorato. Romano Bilenchi scoprì qui la sua vocazione. Per Bernard Berenson, Siena è ‘un’opera d’arte unica’; per Guido Piovene ’è la città d’Italia rimasta più intera”. Ai nostri giorni, ecco il fantasma dell’anacoretico Guido Ceronetti; e Matthew Spender, Ginevra Bompiani, Carlo Fruttero e Franco Lucentini. Tra i poeti Eugenio Montale, Franco Fortini e Mario Luzi, cantore di una terra enigmatica dove è nato. Per poi arrivare ai narratori dei nostri tempi".

Il fascino di Siena?

"Ha conservato un centro antico con un’estensione eccezionale. Il passato entra vivo nel presente. Noi che ci abitiamo avvertiamo con dolore stravolgimenti e ferite. Ma chi viene da fuori e ha sensibilità, si sente immerso in una catena di continue sorprese. Alberto Moravia mi disse: ’Siena è una ’città scolpita’. La campagna le viene addosso, sembra volerla assediare, abbracciare. Federigo Tozzi ha scritto pagine da antologia".

L’appeal vale oggi?

"Sì, ma siamo ad una svolta. Siena deve contrastare con rigore lo svilimento di un turismo di bassa lega e da un commercio standardizzato. Deve rendere produttivo il suo patrimonio d’arte, sostenere conoscenza e ricerca, alimentare un garbo cosmopolita di accoglienza, pensarsi come una Grande Siena non chiusa entro le sue mura, ma capace di costruire sistematiche collaborazioni con il suo hinterland e con il mondo. Global come si è detto".

Antonella Leoncini