Siena jazz, salta l’incontro De Mossi-Caroni

Il sindaco rinvia il colloquio con l’ex direttore artistico, che ha in mente una exit strategy. "Serve uno scenario totalmente diverso"

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Il tanto atteso incontro tra il sindaco Luigi De Mossi e Franco Caroni, direttore artistico dimissionario e fondatore di Siena Jazz, convocato per ieri pomeriggio alle 16,30, è saltato e rinviato ai prossimi giorni. Una telefonata dalla segreteria di Palazzo Pubblico ieri poco prima di mezzogiorno, le scuse del sindaco a Caroni per il rinvio dovuto a piccoli problemi al rientro dalle brevi vacanze, la promessa di una rapida riconvocazione dell’incontro. Così il jazz senese non ritrova l’accordo giusto, almeno per il momento. Oggi è in calendario il consiglio comunale al Santa Maria della Scala, pomeriggio ci sarà la tradizionale giunta del giovedì, sicuramente non mancheranno altre voci polemiche sugli argomenti spinosi. Soprattutto in consiglio, dove si registreranno le tantissime lettere, proteste, levate di scudi, denunce e petizioni delle stelle del jazz e delle scuole musicali di tutta Europa.

Tra le lettere recapitate al sindaco De Mossi in difesa di Franco Caroni, ce ne sono alcune che spiccano per rilevanza. Come quella firmata da David Liebman da New York, fondatore e direttore artistico dell’Associazione Internazionale delle Scuole di jazz. "Nonostante io non conosca i dettagli di ciò che sta succedendo a Siena - scrive Liebman - per come la vedo io, avendo insegnato a Siena jazz ed essere stato spesso ospite, l’organizzazione di Franco Caroni è alla base di buona parte di quello che i jazzisti italiani hanno realizzato nel corso di decenni". Altra lettera, dal Conservatorium van Amsterdam. "Franco Caroni non è solo l’ambasciatore di Siena jazz nel mondo - scrive Edo Righini - ma la persona che ha creato Siena jazz". E Tommaso Lama, per anni docente a Siena e oggi in pensione dopo aver insegnato jazz al Conservatorio di Bologna, si spinge anche oltre: "Estromettere Caroni dalla direzione di Siena jazz equivale a cacciare Elon Musk dalla Tesla o, negli anni ’60-’70, Gianni Agnelli dalla Fiat".

Sono iperboli, ovviamente, note troppo alte, improvvisazioni swing che però ruotano su una base incontrovertibile. Le dimissioni di Caroni e il nuovo statuto di Siena jazz voluto dal Comune mettono in serio rischio il riconoscimento del ministero dell’Università a rilasciare diplomi triennali e biennali specialistici, riconosciuti in Italia e in Eurropa. Come sottolineato in tutte le lettere spedite in Comune. L’ultima bordata, quella di Stefano Battaglia, che ha annullato il suo concerto nel Cortile del rettorato, mentre suonerà per la Chigiana, è la prova che i jazzisti italiani e i docenti dell’Accademia senese del jazz chiedono al sindaco di tornare sui suoi passi. "I docenti hanno iniziato a reagire - conferma Franco Caroni ieri sera dopo il rinvio dell’incontro - perché tutti aspettavano ci fosse un riavvicinamento con il Comune. Anch’io ho il sentore che ci possano essere sviluppi positivi. Solo che bisogna sentire il sindaco per avere la conferma. La mie dimissioni al momento sono irrevocabili, non so quale possa essere il motivo per tornare indietro. Sicuramente non basterebbe una proroga di nove mesi, fino ad aprile 2022 come previsto inizialmente. Nel caso si aprisse uno scenario diverso, allora. Ma bisogna aspettare il sindaco De Mossi".

Dalle parole di Caroni si intuisce che l’ex direttore artistico di Siena jazz ha in mente una ’exit strategy’, ma non vuole rivelarla prima del colloquio in Comune. "Non amo la logica del muoia Sansone con tutti i filistei - aggiunge - ma ho chiuso i rapporti con il presidente Bizzarri e con il consiglio d’amministrazione. Girerò le mie deleghe altri altri membri, ma penso che il cda non stia lavorando per il bene di Siena jazz".

Pino Di Blasio