Siena, bandiera del 1790 dagli Usa al Bruco. Il rettore: "Che favola"

Dalla Fifth Avenue a via del Comune: svelato il vessillo donato dal Metropolitan Museum. Morelli: "Impresa possibile grazie all’unicità di Siena"

Rettore e capitano svelano la bandiera (Foto Di Pietro)

Rettore e capitano svelano la bandiera (Foto Di Pietro)

Siena, 26 gennaio 2020 - Tutto è iniziato da quella foto in bianconero. "Me la inviò un amico. Capii subito che era del Bruco. Cercai quella a colori, una volta capito a chi apparteneva, per metterla in archivio. Mai avrei pensato di avere qui oggi l’originale", racconta Francesco Tiravelli. Riavvolgendo il nastro per tornare a un anno fa quando iniziò la "favola", così la definisce il rettore Gianni Morelli svelando con orgoglio a contradaioli, dirigenti e autorità la bandiera del 1790 scovata al Metropolitan Museum di New York. Tornata a casa grazie anche a Dario Castagno che ha lavorato da sempre con gli Usa e ha tessuto la rete dei contatti per scrivere la parola ‘The end’ nella favola di via del Comune. "Prima un avvocato con conoscenze importanti, quindi il responsabile del settore Armi e armature del Metropolitan, Donald La Rocca che ha mantenuto la promessa di scovarla", racconta.

"E’ stata soprattutto l’unicità di Siena che ha consentito il risultato e non perché i brucaioli sono ‘ganzi’. Il biglietto da visita Contrada del Palio di Siena ha un valore inestimabile. Le cose positive di cui ci vantiamo a volte sembrando autoreferenziali, sono invece percepite all’esterno quale dato assodato", rilancia Morelli rivolgendosi ai priori e alle istituzioni, dal prefetto al questore, dai Carabinieri alla Finanza, alla polizia municipale, all’assessore al Palio Alberto Tirelli.

La bandiera è tornata a casa dopo essere rimasta a lungo, mai esposta, nel museo sulla Fifth Avenue. Con lei anche l’asta originale che misura 279,4 centimetri ed è riconducibile alla fine del XVII secolo. "Figuriamoci se se resiste senza rompersi per centinaia di anni, pensavamo. Invece eccola qua", dice il rettore prima di svelare insieme al capitano Simone Manganelli il gioiello di seta. Entrambe acquistate, bandiera e asta, dal museo nel 1904 dal Duca di Dino Charles Maurice Camille de Talleryrand-Périgord da cui rilevarono la collezione completa di armi e armature. "Non crediamo – spiegano – che il Duca abbia preso gli oggetti dalla Contrada ma da uno dei tanti antiquari con cui all’epoca erano soliti fare affari. La bandiera, questo è certo, venne parzialmente restaurata dal Metropolitan nel 1933". Nessuna trattativa commerciale, sia chiaro. Anche se i consiglieri di seggio "hanno contribuito fattivamente, frugandosi in tasca, al positivo esito della vicenda, volendo anche fare una donazione". L’unico che ha preteso denaro? Lo Stato italiano al rientro, facendo pagare il dazio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA