"Si muore ancora di Covid, serve la terza dose"

La pneumologa Elena Bargagli: "Tra le otto vittime alle Scotte in quattro giorni, troppi non vaccinati. Rendono vano ogni sforzo"

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di Paola Tomassoni

Da venerdì a oggi otto decessi in area Covid al policlinico Le Scotte, ieri gli ultimi tre. Torna la paura: si muore ancora con il Covid e per il Covid. "Il vaccino è la nostra unica difesa: vacciniamo chi non è ancora vaccinato e vacciniamo con la terza dose fragili e anziani, perché la protezione anticorpale si sta esaurendo", è l’appello della professoressa Elena Bargagli, pneumologa della Covid Unit, responsabile del follow up post Covid del Policlinico e responsabile regionale delle Malattie interstiziali polmonari. "Grazie alla collaborazione con le Usca – prosegue - riusciamo a seguire tanti malati mantenendoli a casa. In ospedale oggi arriva solo chi ha bisogno di ricovero. E chi arriva ha sempre problemi respiratori, che divengono fatali se associati ad altre patologie, ma mettono a rischio anche il giovane sano e non vaccinato, che si ritrova improvvisamente intubato".

Cosa sta accadendo?

"Venerdì scorso i primi due decessi, persone non vaccinate. Poi diversi anziani, anche vaccinati con doppia dose ma con situazioni compromesse: gli ultimi deceduti sono pazienti ultraottantenni, un oncologico, uno con protesi meccanica al cuore, tutti immunodepressi, su cui il virus si abbatte in modo letale. La preoccupazione è legata al decesso di alcuni pazienti vaccinati con doppia dose e qui sta la necessità della dose aggiuntiva da farsi al più presto: gli ultraottantenni sono stati vaccinati fra i primi e oggi le difese anticorpali sono scese. Prima di questi decessi erano morti invece solo pazienti non vaccinati, pur con co-morbilità: il virus è il fattore letale, finale, che provoca la morte di persone debilitate. Una delle ultime vittime aveva già avuto 5 ricoveri per insufficienza respiratoria".

La terza dose è dunque vitale per il vaccinato quanto le prime due per i non vaccinati?

"Abbiamo fatto approfondimenti con l’Ematologia e riscontrato che negli immunodepressi le prime due dosi di vaccino non hanno prodotto abbastanza anticorpi, che invece arrivano proprio con la terza dose".

Chi è in area Covid oggi?

"Ci sono ultraottantenni con ricoveri molto complessi, che di fronte alla mancanza di ossigeno indotta dal virus entrano in crisi. Dall’altra parte ci sono tanti under 60 non vaccinati che rischiano: abbiamo avuto convinti no vax ma anche tanti che non si sono vaccinati per motivi culturali o paura del vaccino: non hanno fatto in tempo, convinti di non ritrovarsi in tale situazione. Invece eccoli nella difficoltà di respirare, finiscono attaccati ad una macchina. C’è anche un problema culturale e familiare: abbiamo avuto ricoverata un’intera famiglia, dai nonni alla nipote quindicenne. Se uno in famiglia non si vaccina, si tira dietro gli altri".

Dopo mesi di stabilità, perché ora tutti questi decessi?

"E’ arrivato il freddo: il virus si replica e si trova a circolare associato ad altri agenti virali. Il corononavirus è molto più letale quando è associato ad altre infezioni respiratorie, che portano ad aggravare quadri già seri".

Dopo un anno e mezzo siamo ancora nella pandemia?

"Stanno crescendo i contagi ma non altrettanto crescono i ricoveri. La situazione non è quella dell’anno scorso, quando avevamo il doppio di pazienti in ospedale. Molto è stato fatto e per questo dispiace quando arrivano pazienti non vaccinati: lavori tante ore vedendo situazioni drammatiche, persone che lottano per andare avanti e poi c’è il giovane che ti dice che non pensava di stare male e non si è vaccinato. Ti scoraggi. E’ anche una battaglia culturale: il vaccino è sicuro ed è gesto di responsabilità verso chi ti sta accanto".