Gli insegnanti precari: "Viviamo un incubo"

Scavalcati da un esercito di supplenti nonostante la lunga esperienza a scuola: "Rischiamo di restare a casa, quei posti ci spettano"

Un insegnante precario al presidio di ieri mattina sotto il Provveditorato

Un insegnante precario al presidio di ieri mattina sotto il Provveditorato

Siena, 16 settembre 2020 - C’è la campanella, ci sono i banchi distanziati e ci sono pure le cattedre. Sono tornati anche gli studenti, peccato che ad essere segnati assenti adesso sul registro sono i professori. Solo a Siena sono in 500 a mancare all’appello, al loro posto è stato chiamato dagli Uffici Scolastici provinciali un esercito di supplenti, "la carica dei 700", mentre restano a casa ancora loro: i precari.

«Gps degli errori, Gps degli orrori". E’ un cartellone a definire gli umori di chi è rimasto fuori dalle classi, in attesa di un ulteriore comunicazione da leggere. "Un incubo, ci svegliamo pensando che durante la notte è arrivato l’ennesimo aggiornamento e ce lo siamo perso – afferma la docente (precaria) Enza Pascaretta – Rischiamo in poche ore di perdere il treno, questa non è vita. Siamo stanchi, ma lotteremo ancora perché quel posto ci spetta".

Lottare, appunto, contro "l’inadeguatezza del sistema" e "la carenza di trasparenza da parte dell’ufficio scolastico provinciale", con tanto di presidio sotto il Provveditorato. "Inoltre le pubblicazioni possono arrivare a qualsiasi ora del giorno e della notte – ha ribadito un’altra precaria, Ornella Quinto –, oltre a non essere chiare". Per questo sia il Comitato dei precari che i sindacati hanno scritto al provveditore Roberto Curtolo, che però ancora non ha risposto. "Non sono riuscita neanche a parlarci – afferma Anna Cassanelli (Flc Cgil) – Lo rimprovero per questo silenzio, perché in questo modo non offre un’immagine di trasparenza. Dovrebbe considerare anche che lo status di precariato si ripercuote sulla vita. Nessuno è disposto a concederti un mutuo, non puoi avere una casa, non puoi pensare a fare un figlio. Sei in bilico". Per questo tutto il mondo della scuola si sente coinvolto in questa battaglia, come Marta Maria Giorgi.

Lei una cattedra ce l’ha, ma ha deciso di esserci comunque. "Io sono abilitata dal 1992, ma non mi sento migliore di voi – afferma durante la protesta – perché è l’esperienza sul campo ciò che realmente abilita. Io insegno storia dell’arte, una materia che sta sparendo dalle scuole. Poi non ci meravigliamo se si sdraiano sulla statua del Canova". Ma a sparire è anche il sostegno. "All’inizio c’era scritto nelle graduatorie per il sostegno che non saremmo stati presi in considerazioni per gli eventuali posti sulle cdc - spiega Luisa Rutundo –, per questo molti di noi hanno deciso di non inserirsi, nonostante fossero alti in graduatoria. Poi, dopo è uscito un comunicato da parte dell’Usp che diceva che c’era tempo fino al 16 per poter rifiutare una cattedra sul sostegno per una sulla materia. Sembrava uno scherzo. Io adesso vado per vie legali. Ma il problema è anche per i ragazzi che necessitano del sostegno e che hanno appena conosciuto i loro nuovi insegnanti. Sarà il caos". Simona Sassetti