Scuola, i presidi bocciano gli ingressi ritardati

Un coro di no sull’inizio delle lezioni alle 9. "E’ inapplicabile, entrare a gruppi è una soluzione nelle grandi città, non in provincia"

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Ingressi scaglionati a scuola per superiori e licei a partire dalle 9: questa la nuova misura anti Covid prevista nel decreto del premier Conte. E la risposta locale della scuola è che l’indicazione è ‘inapplicabile’, almeno a quel che al momento se ne sa. La disposizione vorrebbe suddividere per gruppi gli ingressi agli istituti scolastici in modo da alleggerire gli assembramenti all’accesso e da decongestionare i mezzi pubblici: è infatti vero che in una grande città intorno alle 8 si vedono metro e bus pieni di giovani diretti a scuola, ma anche di pendolari e persone che si spostano per lavoro. Non è il caso di una realtà come la nostra, dove le corse bus che arrivano alle 8 a Siena così come nelle altre cittadine sedi di scuole superiori, sono affollate solo di studenti.

"In una città decongestionare i mezzi all’ora di ingresso e uscita dalle scuole come dal lavoro può avere un senso: da noi alle 8 come alle 9 il numero dei ragazzi che si sposta con le corse extraurbane è lo stesso – dice Marco Mosconi, preside dei licei Poliziani di Montepulciano -. Poi se gli studenti arrivano un’ora prima in città e sono costretti a stare al bar in attesa di entrare alle 9 è un altro problema: un cambiamento come questo implica che siano coinvolti i trasporti, anche perché da noi dopo le 14 non ci sono più autobus per il rientro. La mia proposta per decongestionare l’ingresso e i pullman è fare un giorno a settimana per ogni scuola, ad indirizzo, di didattica a distanza".

"Il problema sono i trasporti: devono portarci i ragazzi più tardi e riprenderli anche più tardi. Se li lasciano a scuola alle 8.30 e stanno lì fuori insieme a far chiacchiere non serve a nulla – concorda Luca Guerranti, dirigente scolastico degli istituto Caselli, Marconi e Monna Agnese a Siena -. E non è nemmeno pensabile che sia il genitore a farsi carico del viaggio. Poi in questa provincia ci sono tanti ragazzi che per frequentare una scuola superiore si spostano di molto e allora se finiscono lezione alle 14 quando arrivano a casa? E dovrebbero anche studiare. Noi stiamo pensando di partire con la didattica a distanza a rotazione, come già è al Monna Agnese, facendo magari tre settimane in presenza e una a casa".

L’ingresso posticipato è dunque bocciato a Siena come nella provincia. ‘Così facendo si sposterebbe tutto di un’ora - dice Stefano Pacini, preside del Sarrocchi di Siena - e raddoppierebbero le corse che già si fanno da fuori verso la città. Mi pare sia, minimo, da studiare: intanto aspettiamo indicazioni dal Ministero e poi ci vorrà l’intervento della Regione per coordinare il discorso con i trasporti". "Si posticipa solo il problema – aggiunge Floriana Buonocore, dirigente del Bandini – e se i ragazzi escono alle 14,30 ci sarà anche il problema pranzo, per uno che deve tornare da Siena a Gaiole in Chianti. Non mi aspettavo dal decreto questa prospettiva quanto invece indicazioni sull’uso della didattica a distanza, anche parziale, che avrebbe sì decongestionato i trasporti".

Un coro di ‘no’ dunque alla proposta, che comunque non può prescindere dal coinvolgimento del gestore del trasporto pubblico: "Se tutti spostano l’ingresso alle 9 il problema non è risolto e noi non ce la possiamo fare – dice Massimiliano Dindalini, presidente di Tiemme -. Se gli ingressi fossero scaglionati di un tempo adeguato a consentirci il riutilizzo dei bus, allora se ne può parlare. Ma per fare qualsiasi cosa serve un tavolo di regia, che vada a programmare e coordinare orari e corse. In questo momento il servizio sta funzionando e gli autobus ci sono. Certo, la quota dell’80 per cento di passeggeri non garantisce comunque le distanze".

Paola Tomassoni