Savelli: "La senesità non si pieghi alla burocrazia"

Barbaresco storico e proprietario di cavalli "Crediamoci, mettendosi al lavoro tutti insieme"

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"Gentile direttore, approfitto della sua ospitalità per due questioni". Inizia così la lettera inviata a La Nazione da Mario Savelli, storico barbaresco e proprietario di cavalli. "Intanto voglio ringraziare quei ragazzi che domenica scorsa hanno manifestato cantando davanti al Comune per chiedere che a Siena venga restituito il Palio; il loro coraggio ci fa sperare. In secondo luogo, desidero rivolgere un appello alle autorità cittadine e alle dirigenze di Contrada affinché non abbiano dubbi sulla necessità di ritrovare il Palio nel più breve tempo possibile, iniziando a lavorare fin da subito perché quello che ora è poco più che un sogno diventi realtà. Il Palio non è qualcosa di ulteriormente differibile, è essenziale alle nostre vite, è l’espressione della senesità. Una senesità che non può accettare di piegarsi alla burocrazia, tanto più che in altri settori della vita sociale si è trovato il modo di far convivere la prevenzione della malattia e la presenza umana. E’ dura leggere sui giornali dello scandalo avvenuto in questi giorni in provincia di Viterbo (con migliaia di giovani pigiati gli uni sugli altri in spregio a qualsiasi norma), dove si sono contate due vittime e dove lo spaccio di droga non ha nemmeno avuto bisogno di nascondersi, e poi dover rinunciare alla nostra Festa. Siena è la città più civile del mondo e come tale merita di essere trattata. Il Palio è pienamente in grado di darsi da solo le proprie regole, quelle di sempre, e adesso che la campagna vaccinale è qualcosa di concreto ci sono anche gli strumenti per permettere di accedere al Palio a chi ne abbia diritto. Ma perché questo accada bisogna volerlo. Per questo dico a tutti: crediamoci, e mettiamoci al lavoro, dalle stanze delle contrade alle sedi amministrative, perché Siena non può restare oltre senza il Palio".