Salvatici, la lenta ascesa di Nilo sulla Rocca

Una foto una storia Scomparso all’età di 100 anni, è stato direttore centrale e vicepresidente del Monte. Fu anche presidente per un anno

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I grandi uomini non sposano una sola causa, una sola ispirazione. Volano fra mille sensazioni, sanno trovare la poesia, uno stile anche nei contenuti più freddi, razionali. La foto di Augusto Mattioli ci riporta alla mente Nilo Salvatici, che da poco ci ha lasciato alla invidiabile età di cento anni. Tutti vissuti, tutti ben spesi. Per noi che abbiamo poca dimestichezza su certi percorsi fra economia e politica, ci colpisce ancora il suo rassicurante sorriso, la sua spontanea affabilità. Salvatici è stato il classico, e fra i migliori, "figli di Babbo Monte": tutta una carriera spesa per costruire il mito di una Banca che guardava al mondo ma lo sapeva fare da quella rocca nel cuore di Siena. Guai a dimenticarsi da dove si viene, si rischia di perdere, come è stato fatto, il senso della misura, della memoria e del radicamento.

Era nato a Monticiano nel 1922, poi una lunga carriera in rocca: da Direttore Centrale a vicepresidente, dal 1983 al 1990, con i riflettori puntati su di lui soprattutto dopo l’uscita di scena di Barucci nel 1990, prendendo la guida della Deputazione. Quanti poi passati sul tavolo dei Consigli di Amministrazione. Anche di altri Istituti Bancari, italiani ed esteri. Ma, come tutti gli uomini la cui preparazione non è mai legata soltanto ai temi economici, si è permesso di essere fra i consiglieri dell’Istituto Enciclopedia Treccani. Perché la capacità di un settore nasce sempre da una visione globale del mondo, soprattutto della conoscenza. Salvatici resa una delle figure più importanti del novecento senese, spesso il suo lavoro è stato dietro le quinte, per una espansione dell’Istituto razionale e ragionata, quella che poi incuteva a tutti il massimo rispetto.

Faceva parte di quella generazione di senesi che aveva sposato "il grande sogno" di una piccola Banca che conquistava, in silenzio e con pochi clamori, il paese e l’Europa. Guardate allo stile ad esempio pubblicitario del Monte dei Paschi in quei giorni: non c’era ancora il trionfalismo di personaggi eclatanti pronti a sorridere nella Rocca ma c’era la sostanza, quel dire e non dire "venite qui e fidatevi di noi". Che è poi quello che i risparmiatori, gli investitori, vogliono sempre sentirsi dire. Chissà come ha vissuto, dalla sua casa che guardava la città, il tracollo di un’idea, la fine di un mito, ma anche della visione di una città. Un padre sorpreso dai propri figli.

Massimo Biliorsi