Salasso, fantino senza mezze misure

Una foto una storia Alberto Ricceri nello scatto di Mattioli durante il Corteo storico prima di un Palio

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Che i fantini siano una razza a parte lo sappiamo da secoli: ma forse Alberto Ricceri in arte Salasso, gioca su una imprevedibilità che lo rende ancor più personaggio, quasi estratto a forza da qualche romanzo di uno scrittore fortemente fantasioso. Seguendo la sua carriera, e quindi la sua vita, vediamo che supera ben presto il fatto di essere senese e quindi un po’ di parte, legato al rione dell’infanzia. L’esordio è non a caso in Giraffa, contrada che ci vede lontano nello scegliere le novità e soprattutto sempre pronta a rischiare. Lui, dopo tre carriere importanti nell’Onda, saprà ripagare il rione di Provenzano, con una vittoria, pur cadendo da Donosu Tou. Nella sua carriera c’è un’altra Contrada ben poco convenzionale, quella che quando "tocca" un fantino lo rende spesso invincibile: è il 16 agosto 2006 e Salasso arriva in Vallepiatta e stavolta vince a cavallo, anzi stravince con una gioia che appare incontenibile, molto vicina al suo modo di fare, dove l’entusiasmo sale a mille. Alti e bassi, perché è un uomo e un professionista senza mezze misure: si deve arrivare al luglio del 2014 per il suo terzo successo e questo è un vero e proprio capolavoro. Durante le prove viene chiamato dal Drago per montare il difficile Oppio da cui anche il grande Trecciolino era caduto il Palio precedente. Parte male, quasi malissimo, ma davanti al palco delle comparse ha già un altro passo, e supera tutti i favoriti, ad uno ad uno, per passare di prepotenza al secondo Casato. Vince e convince. E’ un grande della piazza. L’occasione per bissare gliela offre il Drago al palio successivo dell’Assunta con Morosita. Ma stavolta la corsa è anonima, incolore.

Questo è il grande Salasso: prendere o lasciare, con giudizi sempre senza sfumature. Grande uomo di cavalli, allenatore di soggetti milionari in scuderie francesi rinomate in tutto il mondo. Mani d’oro che sanno come trattare questi soggetti così delicati, difficili. Augusto Mattioli lo ritrae nel momento più difficile per un fantino: quello dell’attesa, nel Corteo Storico, quando non si è personaggi ma uomini veri, in bilico di sentenza. Alberto Ricceri è un mondo a parte, per ironia, voglia di vivere, ottimismo e capacità di riprendersi. Ne sentiremo sicuramente riparlare, proprio nel nostro anello magico. Perché questo è e soprattutto resterà il suo vero mondo: un ragazzo del 1975 che ha conosciuto l’evolversi lento ma inesorabile di un mestiere.

Massimo Biliorsi