Ristoratore ribelle diffidato dalla Municipale

Nuovo controllo ieri a pranzo: nessun cliente a tavola. Poi la decisione: "Mi arrendo, finisce qui. I vigili mi hanno avvertito dei rischi"

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di Laura Valdesi

SIENA

"Le conseguenze certe" di cui parlava l’assessore al commercio Alberto Tirelli sono arrivate. Indossavano la divisa della Polizia municipale: gli agenti hanno infatti diffidato formalmente il titolare ‘disobbediente’ del locale di via Garibaldi a non svolgere attività di ristorazione. Se lo avessero trovato con clienti a tavola e portate in mano, insomma, dalla diffida si sarebbe passati ad altre misure. Messaggio forte e chiaro, seppure in maniera come sempre civile, quello a Matteo Luppoli de ‘L’Oro di Siena’. E alla madre che lavora in cucina ed è l’artefice di piatti prelibati. C’era anche lei quando, verso le 12,30 due agenti della Municipale sono entrati nel ristorante. All’interno nessun cliente, come del resto era stato constatato anche in precedenti verifiche svolte. Il 15 e il 16, fa sapere più tardi il comando di via Tozzi, nelle quattro effettuate è stato trovato aperto ma niente avventori. Dunque nessun illecito o violazione. Alzare la serranda non è vietato, stante la possibilità di fare asporto e servizio a domicilio.

Il giovane titolare, che ha lanciato il suo grido di disperazione per la situazione della categoria, ricordando che ha già venduto macchina ed un’altra attività, che ieri doveva pagare le tasse in scadenza, è stato trasparente. E ha ribadito, come aveva fatto con La Nazione e anche sui social, di voler tenere aperto e lavorare. Cosa possibile, per carità, anche se siamo in zona arancione. Basta appunto evitare di avere persone a pranzo o cena come invece ha rivendicato a gran voce, unitamente alla dignità del lavoro. Gli agenti sono rimasti all’interno del locale diversi minuti, uno è uscito fuori a telefonare. Poi è rientrato. Ancora un lungo dialogo con madre e figlio. Quindi, poco prima delle 13 li hanno salutati. Per proseguire il giro dei controlli, naturalmente. Perché non è certo l’unico ristorante dove si verifica il rispetto delle regole imposte dal decreto governativo. Anche perché, chi in questi lunghi mesi non ha sgarrato, soffrendo le conseguenze di chiusure a singhiozzo, reclama che non ci siano fughe in avanti.

Palese la delusione sul volto di Matteo Luppoli dopo la visita della Municipale. Lui con l’asporto non è organizzato perché i suoi piatti non si prestano. E’ infatti abbassa la serranda, proprio quello che mai avrebbe voluto (ri)fare. Dietro l’angolo altrimenti multe – "Non, non mi hanno fatto sanzioni", dice –, magari dopo la Municipale sarebbero arrivati carabinieri e finanza. Così è accaduto a Firenze. "Valuteremo se fare l’asporto", ci saluta la madre del titolare all’ora di pranzo. Poi la decisione di chiudere: "Mi arrendo, finisce qui. Soprattutto per mia madre che non voglio sottoporre a stress". E il "grazie ai vigili per la cortesia, alle persone solidali con la protesta che avevano prenotato. Resta solo l’amarezza – conclude Luppoli – per aver trovato però poca risposta fra i colleghi senesi".