"Ho aperto il mio ristorante per salvare dignità e futuro"

Il titolare de ‘L’oro di Siena’ in via Garibaldi racconta la sua "disobbedienza gentile". "Mio padre sta male, ho già venduto un’attività e l’auto"

Matteo Luppoli (foto Fabio Di Pietro)

Matteo Luppoli (foto Fabio Di Pietro)

Siena, 15 febbraio 2021 - Luci soffuse e note rilassanti. In cucina la madre ai fornelli, lui serve ai tavoli. "Io apro a San Valentino! Rimango rigido ai protocolli di sicurezza ma lavoro", aveva scritto sul profilo Instagram de ‘L’oro di Siena’ il titolare Matteo Luppoli. E ha mantenuto la parola mettendo in atto una sorta di ‘disobbedienza gentile’. Come Momi, il ristoratore fiorentino di ‘Io apro1501’ (GUARDA IL VIDEO) diventato punto di riferimento per una categoria che, dopo un anno così in salita, non ce la fa più.

"Con lui ci siamo sentiti stamani (ieri, ndr ), abbiamo parlato a lungo, siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Mi ha anche dato dei consigli", racconta Luppoli fra una pausa e l’altra delle portate nel suo locale in via Garibaldi. "Un po’ di dignità va restituita alle persone. Stare per settimane a casa dalla mattina alla sera non è piacevole. Ho 30 anni, ne avevo 18 quando presi il ristorante. Vederlo andare giù così perché mi obbligano a non lavorare è veramente duro", confessa.

Com’è nata questa decisione in controtendenza? "Prima abbiamo sentito che saremmo forse diventati arancioni, poi la certezza di dover chiamare le persone per disdire. Io lavoro con 12 posti, erano tutti fissati. Anche quando non c’era il virus io ho sempre tenuto sei tavoli per mantenere il distanziamento. Poi c’è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: il commercialista mi ha comunicato che avevo 2400 euro di tasse da pagare martedì (domani, ndr ). Lì mi si è spento il cervello, non rispondevo di me. Ho cominciato a pensare che bisognava fare qualcosa. Le persone non sono più viste come tali ma come bancomat che camminano. Eppure io i clienti li tratto con amore, li considero appunto persone perché ne potrei mettere 30 nel ristorante invece mi fermo a 12. Senza doppi turni e ansia, niente stress. Gesù mi ha salvato la vita, per cui l’amore che ha dato a me cerco di trasmetterlo agli altri". Consapevole che rischia una multa? "Per adesso non è entrato nessuno. Ma se anche dovesse accadere ci sono gli avvocati di ’#Io resto aperto’: sono disposto a far valere un diritto che è quello del lavoro. Se è un dovere pagare le tasse, allora devo anche poter portare avanti l’attività. Non solo. Tutti pensano alla luce, all’affitto del locale, alle bollette ma c’è anche da vivere. Da mangiare. Ho mio padre con una grave malattia, ho venduto la macchina, anzi quasi regalata, perché mi servivano 6-7mila euro. Ho ceduto anche un’altra attività. Sono stato a casa su un anno almeno sei mesi. Ho preso il ristorante che era una mensa, lavorava con i buoni pasto: portarlo a questo livello è stato un miracolo. E’ svilente, è triste ma non sono uno che si abbatte facilmente. Quindi vado avanti e lavoro con i miei 6 tavoli in 100 metri". ‘L’oro di Siena’ continuerà a stare aperto anche oggi e nei prossimi giorni? "Sì, sì assolutamente. Mi sono già sentito anche con Momi. Proseguirò perché mi piace soprattutto dare un segnale a Siena che è una città benestante, dove non c’è voglia di ribellione per far sì che le cose cambino. Almeno non per adesso". Quanto ha ricevuto di ristori in questo periodo? "Ventimila euro. Per un’attività piccola come la mia non sono pochi, per carità. Ma non basta per vivere e per mantenere in piedi quello che ho costruito con sacrificio negli anni". Solidarietà dalle persone? "Ci sono prenotazioni, vengono a mangiare. La dimostrano così".