Rapina un 14enne in piazza del Sale: giovane condannato

Aveva chiesto soldi ad un minorenne. Assolto un altro ragazzo

Gli uomini della Mobile hanno svolto le indagini

Gli uomini della Mobile hanno svolto le indagini

Siena, 15 febbario 2019 - «Ha raccontato che era stato costretto a dargli i soldi, quando lo abbiamo portato in questura», conferma un uomo della Squadra Mobile. «Chi li aveva pretesi era già noto al nostro ufficio. Frequentava persone più grandi. Faceva scorribande, dormiva allo stadio». Storie di vite sbandate, quelle tratteggiate in aula dai poliziotti che nel settembre 2016 arrestarono un ragazzino di Siena che aveva appena compiuto 18 anni. Nei confronti di un altro che si trovava insieme a lui era scattata invece la denuncia. Un atto di bullismo, quella pretesa di soldi nei confronti del 14 enne, vive anche lui nella nostra città, che ieri mattina accompagnato dal padre ha raccontato quello di cui si parla tanto nelle scuole e in famiglia. Bullismo, appunto. Qualcuno che fa la voce grossa e ti costringe a fare cose contro la volontà, solo perché magari sei mite e più piccolo. Non solo d’altezza ma anche di età. Un caso clamoroso, accaduto a Siena. Proprio nel centro storico, fra via della Stufa Secca e Piazza del Sale dove i ragazzini si ritrovavano. E prendevano l’autobus per andare a casa. Un gesto che è costato caro al giovanissimo senese arrestato per rapina: il collegio presieduto dal giudice Ottavio Mosti l’ha condannato ad un anno e tre mesi. Il pm Siro De Flammineis ne aveva chiesti 4.

Piccola la cifra racimolata dal diciottenne, difeso dall’avvocato Deborak Da Vela. Complessivamente si era fatto consegnare 20 euro. E nell’episodio che aveva portato all’arresto solo 2. «Gli avevo prestato alcuni spiccioli qualche giorno prima – ha raccontato l’altro giovane imputato per rapina –, chiesi di restituirmeli perché volevo prendere una bibita. Non li aveva così disse al 14enne, che non avevo mai visto prima, di darmeli. Presi da lui 50 centesimi, mi girai e c’era la polizia». Alla fine quest’ultimo, difeso da Riccardo Dainelli, è stato assolto perché il fatto non costituisce reato.

«Per mangiare ha fatto di tutto il mio assistito – ricostruisce l’avvocato Da Vela –, dall’agosto al novembre di quell’anno. La famiglia gli aveva anche tolto la residenza. Ora si è rimesso in carreggiata, abita in Inghilterra dove lavora come lavapiatti».