Siena, Pronto soccorso sotto assedio. Ambulanze in fila, l’ira dei pazienti

Mezzi in coda sotto il sole rovente. Le parole di Antonio Barretta, direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria

La fila delle ambulanze a Siena

La fila delle ambulanze a Siena

Siena, 25 luglio 2022 - «Non è stata solo una giornata particolarmente calda, è un periodo che dura da oltre quattro settimane. Gli accessi al pronto soccorso del Policlinico sono tornati ai numeri degli anni precedenti alla pandemia. L’ingolfamento è la conseguenza di tante cause che generano proteste e complicano la gestione della struttura sanitaria".

Il professor Antonio Barretta, direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria, non intende minimizzare quello che è accaduto ieri alle Scotte; tante ambulanze in fila per ore, sotto il sole rovente, con pazienti a bordo bisognosi di cure, in attesa davanti alle porte del Pronto soccorso. I nervi saltati agli autisti dei mezzi di soccorso, la rabbia di chi è rimasto per ore dentro l’ambulanza, in attesa di una visita, di un ricovero, di una risposta. "Ho aspettato 13 ore - grida al telefono una signora - e non sono riuscita a entrare al pronto soccorso. Scrivetelo che non c’è più assistenza per gli anziani".

Non è una situazione semplice, vero professor Barretta?

"Siamo tornati ai numeri del 2019, con 160-170 ingressi al pronto soccorso ogni giorno, con picchi anche di 200. Negli anni del Covid eravamo a 45mila accessi all’anno, nel 2018 e 2019 tra i 65mila e i 70 mila".

Sono numeri che non dicono tutto.

"Fino a poche settimane fa aumentavano i ricoveri e i positivi per il Covid e diminuivano i pazienti al pronto soccorso. Ora aumentano ricoveri e contagi e c’è anche il boom di accessi. Il pronto soccorso è preso d’assalto e sui 170 accessi al giorno ci sono anche 15-20 pazienti tutti i giorni che hanno il Covid. Vanno quindi trattati in modo particolare, isolati, serve più tempo per gestirli e per indirizzarli in percorsi diversi".

Vuol dire che oggi è peggio?

"Più complicato rispetto al 2019, stessi numeri ma procedure complesse tra tamponi e percorsi diversi tra contagiati e non. Più tempo la gente si ferma al pronto soccorso, più tempo serve per accettare i pazienti dalle ambulanze. E in più ci sono 53 ricoverati nell’area Covid, che nel 2019 non c’erano, e quindi meno posti letto in Medicina generale per accogliere i nuovi pazienti".

Sono le risposte che darà ai volontari, ai medici e ai pazienti in attesa?

"Ovviamente mi scuso per tutti i disservizi, per le attese dei pazienti. Ma il Policlinico è sotto assedio in queste settimane. C’è anche un altro fattore: molti dei pazienti in arrivo ha più di 80 anni. Non sono acuti, ma cronici. Non hanno bisogno di interventi urgenti, ma di assistenza territoriale. Un numero significativo viene dalle residenze sociali assistite. E’ un fenomeno ciclico, si registra ogni estate, quando la rete di protezione territoriale si indebolisce e molto anziani non hanno l’assistenza in casa".

Sarebbe anche colpa delle ferie, dunque?

"Ci sono tante concause che spiegano l’intasamento al pronto soccorso e le ambulanze in fila. Per gli over 80 con problemi cronici le risposte dall’assistenza territoriale arrivano più difficilmente d’estate. E guarda caso anche nei week end la situazione peggiora".

Boom di accessi, meno posti letto per il Covid, procedure più lunghe per i contagiati, famiglie e strutture sanitarie con personale in ferie: il riassunto è giusto?

"Siamo in una situazione d’emergenza, se ogni attore fa la sua parte l’emergenza viene gestita con azioni plurime e aumenta la capacità di dare risposte. Il mio invito è pensarci bene prima di venire al pronto soccorso. Se uno non è grave corre il rischio di aspettare tanto. Perché chi ha davvero bisogno dell’intervento urgente deve trovare l’accesso libero".

Non ci sono altre soluzioni?

"Servirebbero più posti per le cure intermedie, sono stati chiusi i 10 posti alla Rugani e i 20 all’ospedale di Abbadia. Ora potevano servire per decongestionare il pronto soccorso alle Scotte. Con il professor Bova ci sono progetti in ponte. Ma di fronte a questo boom di accessi è complicato parlare di futuro".