Procura, task force di magistrati contro gli abusi: "Maltrattamenti e violenze in aumento"

Il pm Silvia Benetti, che fa parte del gruppo dedicato ai reati contro le fasce deboli, traccia il bilancio del ‘Codice rosso’. "Spesso vedono protagonisti giovanissimi: fondamentale l’educazione al rispetto e ai valori, a partire dalla scuola"

Il sostituto procuratore Silvia Benetti

Il sostituto procuratore Silvia Benetti

Siena, 1 dicembre 2020 - «La frase è ricorrente: ‘Non ho fatto denuncia finora perché poi con cosa vivevo? Ho due figli piccoli e mio marito è l’unico che porta a casa lo stipendio’. Ma c’è stato anche il caso di una signora che aveva tenuto per sé il dolore perché era l’unica a guadagnare, mentre il bambino veniva guardato dal compagno. Se rivelava le violenze subite dall’uomo non sapeva più a chi lasciare il figlio. E dunque come sostenere la famiglia». Un mondo complesso e delicato quello dei rapporti di coppia ‘malati’ e degli abusi che avvengono fra le mura domestiche. Tratteggiato, a poco più di un anno dall’entrata in vigore del ‘Codice rosso’, dal pm Silvia Benetti che insieme ai colleghi Nicola Marini e Serena Menicucci fa parte della task force formata dal procuratore Salvatore Vitello per occuparsi delle fasce deboli.  

Dottoressa Benetti, facendo un esame dei dati statistici dall’agosto 2019 relativi ai reati del ‘Codice rosso’ cosa emerge nella nostra provincia? «Che i procedimenti per maltrattamenti in famiglia e le violenze sessuali sono in aumento. Si è passati da 149 a 187 nel primo caso, da 38 a 40 nell’altro. In diminuzione invece quelli per stalking, che erano 97 e ora sono 79. In linea generale rileviamo una maggiore consapevolezza da parte delle donne che vengono tutelate, non solo dalla giustizia quanto anche dalla rete di protezione ed accoglienza che è stata costruita dalle associazioni attraverso protocolli, vedi quello in Valdelsa, a cui la procura ha aderito e dato impulso».   

In passato proprio questa zona, il nord della provincia, ha registrato un alto numero di casi: è ancora così? «Sì, l’alta Valdelsa. Soprattutto Poggibonsi». 

I reati nei confronti delle donne sono commessi più dagli stranieri? «I dati, al riguardo, mostrano che ovviamente sono più gli italiani. Da agosto 2019 su 200 casi di maltrattamenti in famiglia 137 sono stati commessi da italiani. Per quanto riguarda le violenze sessuali su 39 procedimenti 17 vedono protagonisti stranieri. Quest’ultima è una cifra interessante. Elevata. Da quello che emerge incide anche la cultura che in alcuni Paesi relega le donne ad un ruolo subalterno e di completa sottomissione. Per quanto attiene invece allo stalking in 91 casi su 111 gli autori sono italiani».  

Dalle vicende che arrivano davanti al gup oppure in dibattimento rileva che gli abusi sessuali avvengono nell’ambito delle coppie ma anche fra giovanissimi.  «E’ vero, sono diversi gli episodi che vedono protagoniste le fasce più giovani. E avvengono al di fuori di contesti di convivenza. E in linea generale, facendo copie forensi dei cellulari nel corso dell’inchiesta, emerge come i modelli di riferimento siano profondamente sbagliati e attingano a piene mani da quelli proposti loro dai social. Credo che occorra una grande attenzione verso questo fenomeno già a partire dalle scuole dove va educato al rispetto e ai valori».