"Precaria e incinta, ora come farò?" Assunta a tempo indeterminato

Silvia, 33 anni e la gravidanza alla scadenza del contratto. "Grata in eterno alle titolari, un esempio per tutti"

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di Paola Tomassoni

Vorrei raccontare una storia positiva, che purtroppo in questo periodo non è facile trovare", inizia così Silvia, 33 anni di Poggibonsi. La "bella storia" in questione, davvero rara, è quella di una neo mamma che alla comunicazione, alle titolari dell’attività in cui lavora, il Centro estetico Kiri, di una seconda maternità non si vede ’scaricata’, ma si ritrova addirittura con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. "Sono stata assunta a tempo determinato, per un anno, in un centro estetico nel settembre 2021, assunta nonostante fossi già mamma di un bimbo (Leonardo) di soli tre mesi e mezzo – racconta Silvia, ancora quasi incredula -. Ad agosto di quest’anno, alla vigilia della scadenza del contratto, scopro di essere di nuovo in attesa. E con tutte le ansie del mondo lo comunico alle mie titolari".

Silvia si trova di fronte due donne e probabilmente quella sensibilità rara di chi sa cosa vuol dire portare avanti una famiglia e anche il lavoro: "Sono state felici e si sono complimentate - così è arrivata la rassicurazione -. Una reazione positivissima e la mia paura di rimanere senza lavoro in un attimo è svanita. Ci siamo abbracciate ed ho capito che non sarei stata delusa. Anzi, poco tempo dopo, alla firma del nuovo contratto, ho scoperto che sarei stata assunta a tempo indeterminato".

"Penso che, ognitanto sentire notizie del genere faccia bene a questa società, dove purtroppo le donne sono ormai condizionate a diventare mamme dalla paura di perdere il lavoro. E forse questa è una delle cause principali della diminuzione delle nascite!. C’è chi rinuncia e perde anche la voglia di una nuova vita". E’ lo stupore dinnanzi a quello che dovrebbe essere un diritto, alla famiglia e al lavoro.

"Quando sono entrata in questa attività avevo Leonardo di soli pochi mesi – continua la storia della nostra giovane -, ho fatto due selezioni e il mio essere mamma non è stato un ’peso’. Come non lo è nemmeno oggi la seconda gravidanza".

"Hanno prevalso la condivisione e la correttezza da ambo le parti: io ho detto che resterò al lavoro fino all’ultimo, più possibile; loro mi offrono certezze e flessibilità negli orari, anche per le visite da fare nel frattempo". "E’ nato – prosuege la giovane – un rapporto limpido, corretto, che penso sia stato premiato. Dopo il parto, con due figli piccoli, credo di dover chiedere aiuto alla mia famiglia, ma sono sicura che al lavoro continueremo a ’venirci incontro’".

"Mi sento fortunata. Oggi – aggiunge la 33enne – lavorare è un diritto, per una donna poco tutelato, ma è anche un dovere, visto che la famiglia ha bisogno di due stipendi e non possiamo permetterci di non dare ciascuno il proprio contributo". Ne esce un messaggio di speranza, ottimismo in una società che vede la donna sempre più ’anello debole’ della catena: ci sono le violenze, gli affetti traditi, c’è il lavoro solo in età matura, non a rischio gravidanza.

Ma c’è anche chi fa scelte coraggiose e prova a seminare un seme di fiducia e a dare il buon esempio: "Io ringrazierò per sempre le mie titolari che mi hanno dato questa grande possibilità - dice Silvia -, prima ed ora! Vorrei fosse un segno di speranza per tutte le donne e uno spunto per l’imprenditore che preferisce licenziare chi sceglie di diventare mamma".