Pensioni, rivalutazione per 75mila "Ma in molti perdono soldi dovuti"

Il meccanismo allo studio in Parlamento potrebbe lasciare senza pieno adeguamento 30mila senesi. Capaccioli, segretario dello Spi Cgil: "Penalizzate donne e assegni medi che hanno sempre versato"

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Quasi 73 euro al mese che a fine anno diventano circa 950. In pratica una mensilità in più che riguarderà quasi 19.500 pensionati senesi. In attesa delle percentuali ufficiali di perequazione stabilite in Manovra, potrebbe essere questo l’esempio di uno degli effetti della rivalutazione per circa il 21% dei pensionati della nostra provincia che, nel 2021, percepivano un assegno mensile fra i 1000 e i 1.499 euro lordi. Il nuovo meccanismo di perequzione disegnato in Manovra prevede sei fasce con rivalutazione inferiore al 100%, mentre conferma l’adeguamento pieno all’inflazione per gli assegni fino a quattro volte il minimo, cioè a circa 2.100 euro lordi mensili.

Il provvedimento riguarderà circa 75mila pensionati nella nostra provincia, di cui 39mila donne. Di questi circa 45mila (escluse le minime per cui sono previste perequazioni maggiori al 7,3% dell’inflazione) vedranno un rivalutazione piena. Gli altri 30mila no: saranno spalmati fra le sei fasce e avranno rivalutazioni parziali comprese fra l’85% e il 32%. Così ad esempio per i 5mila senesi con una pensione fra i 2.101 euro lordi e i 2.625 l’aumento sarà solo del 6%, per i 4.100 senesi che percepiscono un assegno lordo fra i 2.500 e i 2.999 euro è previsto un aumentino in busta del 3,8%. per chi ne percepisce fra i 3000 e i 3.999 sarà del 3,4%: meno della metà di chi percepisce una pensione sotto i 2.100 lordi al mese.

Troppa disparità secondo l’analisi dello Spi Cgil, il sindacato pensionati guidato a Siena da Franco Capaccioli, soprattutto guardando alle cifre nette delle pensioni. "Benché si tratti di pensioni considerate medio-alte - commenta - sono conquistate in 40 anni di lavoro, pagando i contributi. Spesso chi ha pensioni minime è perché invece non li ha versati con regolarità. Non vogliamo puntare il dito contro artigiani o lavoratori autonomi, ma spesso le fasce interessate sono quelle. Dopo tanti anni potevamo finalmente avere un aumento delle pensioni, invece il ragionamento passato è ’se sei una persona che riceve più di 1.800 euro netti di pensione, non te lo meriti’". E nel Senese circa 30mila pensionati potrebbero essere esclusi dalla rivalutazione piena. Fra le richieste dello Spi a livello nazionale c’è il 100% di rivalutazione per almeno chi percepisce fino a 5 volte il trattamento minimo. Questo consentirebbe di includere almeno altri 5mila senesi. "A essere penalizzate sono anche le donne che magari per aver fornito assistenza ai figli o a persone anziane hanno versato in maniera più discontinua. Non si possono togliere di tasca soldi dovuti: i pensionati non hanno altri modi di averli".

Nel mirino anche le misure per l’accesso: la transitoria Quota 103 e la Fornero che resta in vigore con 67 anni e almeno 20 anni di contributi o 42 anni e 10 mesi di contribuzione. "Le nuove regole per l’ingresso in pensione – dice – vanno a peggiorare la Fornero ed è veramente vergognoso che il cambio di requisiti per Opzione Donna, penalizzi proprio le donne. In campagna elettorale era stato venduto l’impossibile: in pratica il ritorno di Quota 100. Si tratta di meccanismi non appetibili, al contrario di quanto lo era Quota 100, che non incentivano l’ingresso in pensione. A conti fatti è anche difficilissimo fare una previsione di quanti potranno accettarli visto che per molti converrà di più continuare a lavorare".