Paziente denuncia: "Tampone dimenticato nel naso per 9 mesi"

Cinque medici sotto processo. L'uomo testimonia: "La tac eppure evidenziò un corpo estraneo"

Il policlinico Le Scotte

Il policlinico Le Scotte

Siena, 7 maggio 2021 -  «Ho trascorso nove mesi d’inferno. Da una narice gocciolava ’roba’ verde, maleodorante. Ero disperato. Avevo ridotto le occasioni sociali, mi lasciò anche la ragazza dell’epoca. La gente diceva ‘che puzza c’è?, io chiedevo scusa, sapendo che dipendeva da me. E poi il mal di testa». Un’odissea quella ricostruita ieri da un 44enne originario di Bari ma residente a Livorno, difeso dall’avvocato Maria Concetta Gugliotta di Pisa. All’uomo è stato dimenticato alle Scotte un tampone all’interno di una narice. Per questo cinque medici del policlinico sono finiti sotto processo per concorso in lesioni colpose.

«Avevo avuto un incidente sul lavoro nel 2016, mi portarono alle Scotte a Siena. Quando mi risvegliai – racconta l’uomo – ero in terapia intensiva. a seguito di un fracasso facciale, mi sistemarono le fratture. Venni dimesso ad aprile». Qui inizia l’incubo. Perché iniziò a lamentare un problema al naso che gocciolava. Dalla narice destra veniva fuori un liquido verde, maleodorante, ricostruisce davanti al giudice Spina. «Mi dissero di fare una tac da cui emerse che c’era un corpo estraneo nella fossa nasale destra. Tornai al policlinico di Siena, dove circa ogni quindici giorni mi recavo per il controllo, chiesi se era possibile ma dissero che era tutto a posto». Però l’uomo continuava a respirare male. La secrezione anomala non cessava. «L’unico beneficio quando facevo il bagno in mare», aggiunge. Poi il dolore ricominciava. «Dipendeva dal setto nasale deviato, fui messo in lista per un intervento ma non sono mai stato chiamato», dice. Finché disperato, poiché riteneva impossibile che fosse tutto normale, non si rivolse ad un otorinolaringoiatra di Livorno «che, in mezz’ora, appena vide la tac, mi fece sedere e tolse il tampone. Erano trascorsi quasi nove mesi d’inferno», conclude il testimone. Mentre il suo avvocato deposita appunto test olfattivi e anche audiometrici. Sfilano altri testi in aula dopo il racconto choc. Altri ancora la prossima udienza per chiarire se c’è stata colpa medica.