Pastore omicida, nuove accuse

Sparò a un giovane a Sinalunga. Voleva uccidere un altro uomo

La casa dove fu ucciso Andrea Ndoja

La casa dove fu ucciso Andrea Ndoja

Sinalunga (Siena), 3 settembre 2019 - Colpo di scena nell’omicidio di Sinalunga che ha portato in carcere il pastore Giulio Sale, condannato il 10 luglio scorso a 16 anni per aver freddato con un colpo di pistola Andrea Ndoja, poco più che ventenne, che gli aveva aperto la porta di una casa in via Umberto I. Ebbene, la procura della repubblica ora lo accusa anche di un altro grave reato. Ossia di aver tentato di ammazzare, in questo caso in modo premeditato, l’uomo che quella sera  ospitava Ndoja. L’atto di conclusione dell’indagine bis è già stato notificato all’avvocato Barbara Mercuri che difende Giulio Sale. E che, tra l’altro, ha presentato appello contro la condanna a 16 anni.

A dare l’input alla procura era stato il giudice Alessandro Buccino Grimaldi che il 10 luglio scorso pronunciò la sentenza a conclusione del rito abbreviato. Invitava a valutare la possibilità di procedere nei confronti di Sale proprio per il tentato omicidio premeditato dell’uomo conosciuto appunto come Paolo, il 9 maggio 2018. Una delle questioni oggetto del contendere, sin dalle prime battute dell’inchiesta condotta dal pm Nicola Marini, era infatti la persona che era il vero obiettivo del pastore residente a Foiano della Chiana, giunto a Sinalunga a piedi e armato di pistola.

A proposito di quest’ultima, il giudice Buccino Grimaldi sollecitava la procura a capire se si prefigurava anche il reato di ricettazione in quanto l’arma con cui l’uomo aveva fatto fuoco risultava clandestina. E di fabbricazione artigianale. Si trattava di una semiautomatica di marca Nuova Molgora modello 84B Beretta calibro 7.65, senza matricola. Conteneva quattro colpi nel serbatoio ed uno in canna. A Giulio Sale è stata ora contestata anche la ricettazione, unitamente al tentato omicidio premeditato. Una posizione dunque particolarmente delicata quella del pastore che ha sempre ribadito l’accidentalità del colpo al collo che poi è risultato fatale al giovane Ndoja. E che adesso deve difendersi da nuove e pesanti accuse frutto della complessa ricostruzione dei fatti compiuta dalla procura insieme ai carabinieri del nucleo investigativo.