Palio, i mangini raccontano la rivalsa della Tartuca

I segni, le emozioni, l'impegno e la gioia di una vittoria Straordinaria

Pocci, Bernardoni e Ciofi nell'oratorio con il Drappellone

Pocci, Bernardoni e Ciofi nell'oratorio con il Drappellone

Siena, 30 ottobre 2018 - «Un pirotecnico e un ansioso». Il primo è Andrea Coghe, in arte Tempesta. L’altro il capitano tartuchino Gianni Cortecci. A fotografare con l’ironia che è componente essenziale della Festa i due protagonisti dell’impresa del 20 ottobre sono i tre tenenti (uno è malato, Luca Sprugnoli per tutti Guido) che hanno accompagnato il condottiero di Castelvecchio. «Gli abbiamo fatto da balia – scherzano –, è un perfezionista ma se mescoli questo con l’ansia diventa miscela esplosiva!» E subito aggiungono all’unisono: «I frutti di tanto lavoro però li abbiamo raccolti». I tenenti della Tartuca sono stati gli occhi e le orecchie di Cortecci. Determinanti per il successo nel Palio Straordinario: Gianluca Pocci e Luigi Ciofi, alla prima vittoria, più Michele Bernardoni che è invece alla terza dopo quelle del 2009 e del 2010 con Sportelli. «Credo di poter vantare un piccolo record. Sono uno dei pochi mangini che è stato a cantare il te deum in tutte le chiese: Provenzano, Duomo e adesso San Domenico», svela quello che i colleghi di avventura definiscono il ‘veterano’ con i suoi 7 anni da mangino. Bernardoni, appunto.

Nello splendido museo di Castelvecchio i turisti ammirano i Drappelloni mentre i mangini si lasciano (finalmente) andare. «Il fioretto? L’ho fatto. A mio figlio Duccio – racconta Ciofi – ho detto che se avessimo vinto sarei passato a cresima con lui. Promessa fatta davanti al parroco, quindi dovrò onorarla». «In altre occasioni mi ero sbilanciato – continua Pocci, riferendosi al fioretto – questa volta no. Sono stati tre Palii particolari, quest’anno. Il primo in difesa, l’altro in attacco. Questo era di mezzo. Però ero tranquillo che il giubbetto della Tartuca sarebbe stato onorato». Di segni, poi, ce n’erano tanti. Se la colonna sonora dello Straordinario, a dirlo è Bernardoni, di sicuro è la fanfara dei bersaglieri, «non nascondo che trovavo penne ovunque. In strada, persino sul cavallo».