Palio, fatto il fioretto per la vittoria dello Straordinario. A cavallo fino a Roma

Il fantino Tempesta e lo staff della stalla della Tartuca sono tornati domenica sera

A cavallo fino a Roma

A cavallo fino a Roma

Siena, 15 ottobre 2019 - Un Palio che rimarrà nella storia, lo Straordinario conquistato dalla Tartuca il 20 ottobre 2018. Remorex, il cavallo biondo, seppure scosso aveva combattuto fino all’ultimo metro regalando alla Contrada un successo memorabile. Tale doveva essere - per forza - anche il fioretto che si erano ripromessi di fare il fantino Andrea Coghe, detto Tempesta, e gli uomini della stalla in caso di vittoria. Guai non rispettare l’impegno solennemente assunto in quei momenti in cui si crea un collante molto intimo, di sentimenti e determinazione, fra chi deve montare a cavallo e lo staff. Sapevano che sarebbe stata un’impresa portare in Castelvecchio il Drappellone dipinto da Gian Marco Montesano. Per questo, se si fosse avverato il sogno, dovevano essere pronti a mettersi in gioco. «Andiamo a cavallo da qui a Roma!», l’idea. Tutti d’accordo.  

«Obbligatorio onorare la promessa assunta in quel momento. Volevamo farlo prima ma anche gli impegni di Andrea (Coghe, ndr) non l’avevano permesso. Così siamo arrivati ad ottobre ma prima del 20 doveva essere ’sciolto’. La partenza giovedì sera, diretti a Viterbo, da cui venerdì è iniziata l’avventura», svela Riccardo Salvini. Barbaresco plurivittorioso della Tartuca che nella vita fa il geologo al Centro di geotecnologie di San Giovanni Valdarno del Dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena.

«E’ stato un divertimento immenso. Io ho montato a pelo, gli altri a sella», dice un entusiasta Tempesta. Che ha già rilanciato l’idea di fare un altro lungo tratto della Francigena insieme ai suoi compagni di... ’fioretto’. A cavallo, naturalmente. Hanno attraversato fossi e fiumi, boschi e strade sterrate, immersi nella natura. Tre giorni indimenticabili. 

Riccardo Salvini, da chi era formato il gruppo? «Io e il fantino, Matteo Anichini e e Stefano Terrosi. Poi c’era chi ci seguiva con il furgone per le necessità anche dei cavalli, ossia Giovanni Bernardoni, Silvano Cimballi e Duccio Sampieri».  Siete andati però con una guida locale.  «Sì, Vincenzo Remoli. Un giorno abbiamo dormito da lui».  Vi eravate allenati? «Certo, sia noi che i cavalli. Anche se siamo tutte persone che montano  da lungo tempo chiaro che fare oltre 40 chilometri al giorno ci ha messo alla prova. La prima sera eravamo indolenziti! Sette ore e oltre senza sosta... Ma ci siamo divertiti da matti» I cavalli? «Ciascuno aveva il proprio».  Remorex ci sarebbe stato bene in questa avventura.  «Guarda, il mio è biondo come lui. Gli assomiglia così tanto che il soprannome è Remino».  Qualcuno è caduto? «No, no... nessun incidente. Tutto sotto controllo. Una bella esperienza percorrere la Francigena, pochissimi i tratti di asfalto che abbiamo volutamente fatto prima di arrivare a Isola Farnese».