Palio, Bernardini confermato capitano dell'Oca: "Una grande emozione"

La città e le contrade. "E' emerso chiaramente che Fontebranda ha fatto il Palio"

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Siena, 3 dicembre 2018 -  «Eletto per acclamazione? Sì, sono molto contento. Ma non è la prima volta che accade nell’Oca», sottolinea il capitano Stefano Bernardini. Che sabato sera è stato confermato e resta in carica un altro biennio. «Il clima che si respirava in Contrada era questo, peccato solo di non essere ancora riusciti a cogliere il successo. Ci riproveremo subito», promette rompendo il silenzio del dopo Straordinario.

Le parole dette a caldo?

«Ero emozionato. Difficile l’acclamazione quando un capitano non ha vinto due Carriere. Credo però che sia emerso chiaramente che Fontebranda ha fatto il Palio. Poi uno arriva primo e vuol dire che è stato più bravo di te».

Parliamo di strategie: a luglio Bernardini ha montato Tittia, per lo Straordinario Gingillo.

«Mettila come vuoi ma nel Palio moderno devi essere pronto ad ogni evenienza. Nel senso che ciascuno ha un punto di riferimento però deve essere capace di cambiare tattica in corsa. L’Oca non può montare solo un fantino (Brio, ndr). Agli altri prova a far mettere il giubbetto. A tutti».

Si riparte dagli stessi nomi, escluso Gingillo squalificato.

«Tradizionalmente chi ha corso e vinto nell’Oca resta punto di riferimento ma non ci sono solo quelli. Le strategie risultano variabili e i big hanno varie monte aperte, valutano entro il loro cerchio e anche se c’è o meno la rivale. Per le Contrade non esistono sicurezze: il giorno della Tratta è fondamentale avere più piani».

Bartoletti resta un obiettivo?

«Rimane nel mirino come pure Sanna. Gingillo non c’è per cui la rosa si stringe ma le pretendenti sono sempre le stesse. E sono tante. Spendo una parola per Giuseppe ringraziandolo di essere venuto a correre da noi con la rivale in Piazza. Una scelta importante».

Cosa pensa della manifestazione degli animalisti?

«Credo che averla evitata avrebbe creato una cassa di risonanza maggiore di quella che avranno se vengono a Siena. E’ questo che cercano, la cassa di risonanza. La pubblicità. Per tali motivi occorre stare attenti e vigili affinché non succeda niente. Una manifestazione non cambia il nostro senso di appartenenza. Non rispondiamo sui social e nel concreto alle provocazioni, la migliore soluzione è il silenzio. Non diamo loro alcuna importanza».

Polemiche sui soccorsi perché Gingillo è rimasto a terra.

«Non nascondo la paura enorme provata. Ero terrorizzato. Non ho visto il Palio, guardavo solo lui che non si muoveva. Mi sono accorto degli scossi al terzo giro sotto il palco dei capitani. Credo tuttavia che la cosa migliore sia lasciar lavorare gli operatori, specie quando la persona è in terra e non risulta vigile. Consideriamo poi che il loro intervento deve svolgersi in pochi secondi, prima che arrivino di nuovo i cavalli. Nel complesso ritengo che sia stato corretto il comportamento».

Le rivali fanno ormai il Palio ‘contro’ in modo netto.

«Dipende dall’occasione e dal barbero che hai. L’anno scorso l’ho fatto io, questa volta l’avversaria nei miei confronti. L’ha fatto il Valdimontone con il Nicchio... E’ il dislivello del cavallo che determina l’impostazione».

Dopo tre Palii non mancano veleni e rivalse: che 2019 sarà?

«Vero, consideriamo però che sono in corso rinnovi nelle Contrade. Quando c’è un cambio dirigenziale il panorama si modifica. E poi, quanto ai veleni, l’inverno è lungo. Ci si mette a un tavolo, se ne parla e se ne ragiona. Tutto ciò che è portato dal momento viene diluito. L’ultimo è stato un Palio straordinario in tutti i sensi, bello per come ha risposto la gente. Per chi l’ha fatto molto pesante».