"Omicron non è un raffreddore, è pericolosa"

Il direttore sanitario delle Scotte Roberto Gusinu: "La maggior parte dei ricoverati ha più di 50 anni. Altre due vittime nelle ultime 24 ore"

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"Bisogna sfatare la tesi del virus-raffreddore. La situazione è seria. Si muore ancora di Covid e col Covid e i numeri di oggi aumenteranno domani". Il monito di Roberto Gusinu, direttore sanitario dell’Aou Senese. Al policlinico Le Scotte inizia a vedersi l’effetto dell’impennata dei nuovi casi sul territorio: nel giro di dieci giorni i ricoveri sono passati da 40 a oltre 70 e continuano i decessi, altri due ieri.

Come mai, direttore, ci ritroviamo in questa situazione?

I tanti contagi delle ultime due settimane si riversano sui ricoveri: aumentano i nuovi casi e aumentano le probabilità di casi che necessitano di ospedalizzazione. C’è ancora la Delta in circolazione e poi la Omicron, che ormai è presente nella percentuale maggiore: la situazione di oggi è il riflesso dei grandi numeri dei giorni scorsi, a Siena come in tutto il Paese: viaggiamo a 200mila nuovi casi positivi al giorno e gli esperti parlano di progressione del fenomeno anche fino a 400mila. I ricoveri sono destinati ad aumentare, anche considerando che nella stagione fredda si ha massima circolazione del virus influenzale.

Poi c’è la Omicron?

Questa variante non è la raffreddorizzazione del virus: può apparire più buona, ma non è un raffreddore; che si manifesta con il naso che cola, il mal di gola, la tosse; qui c’è un virus che in alcune particolari situazioni fisiche può colpire tutti gli organi, anche in presenza di protezione vaccinale. Un raffreddato poi può contagiare mediamente due persone, la Omicron ne colpisce almeno una decina.

Picco di contagi e cambio di colore: gli ospedali soffrono?

Le ospedalizzazioni sono comunque contenute rispetto al passato: ricordiamoci che abbiamo avuto anche oltre 120 ricoverati. La campagna vaccinale ha funzionato, abbiamo alzato le barriere e la situazione negli ospedali oggi è ancora sotto controllo. Non si può dire altrettanto del contagio sul territorio.

Chi finisce oggi in ospedale per Covid?

La maggior parte dei ricoverati attuali ha da 50 anni in su, sono 62 su 72. Sono sia vaccinati che non: la differenza sta nel fatto che i vaccinati sono per lo più asintomatici. E sono ospedalizzati di solito per l’età e la presenza di pluripatologie. I non vaccinati, che sono comunque prevalenti, sono quelli che stanno peggio e rischiano di più. Nelle ultime 24 ore abbiamo avuto due decessi: riguardano da una parte persone con co-morbilità e anziani che col tempo si consumano e finiscono; poi c’è chi muore a causa del Covid.

Il policlinico è sotto stress?

Da due anni combattiamo la nostra battaglia. L’ospedale modula l’attività in base alla diffusione del virus e al numero dei ricoveri. Certo la pressione c’è: ieri al pronto soccorso abbiamo avuto una ventina di persone positive in ingresso. Da giorni ne abbiamo tra 10 e 20 di media, ma non tutti sono ricoverati. IC’è più pressione oggi di ieri, ma la situazione non è preoccupante rispetto al passato.

Cos’altro dobbiamo fare per uscire da questo tunnel?

Sono passati due anni dall’inizio dell’epidemia, è arrivato il vaccino e ha dimostrato di funzionare, si stanno studiando aggiornamenti per le varianti, ci sono le pillole anti Covid e gli anticorpi monoclonali. Oggi conosciamo il nemico e abbiamo più armi per fronteggiarlo. In inverno il virus si diffonderà ancora, dobbiamo arrivare intanto alla primavera, poi l’auspicio è che in un anno tutto possa finire. Intanto portiamo avanti la campagna di vaccinazione ed estendiamola il più possibile. L’Italia sta facendo bene in questa direzione, ma non altrettanto bene fanno altri Paesi e la circolazione mondiale del virus favorisce purtroppo l’insorgere di varianti.

Paola Tomassoni