Omicidio nella fornace, la Caritas tende la mano alla famiglia della ragazza in carcere

E il sindaco di Asciano Bonari cerca loro un alloggio: sono senza casa

Il responsabile della Caritas, Tondo,  con i carabinieri

Il responsabile della Caritas, Tondo, con i carabinieri

Asciano (Siena), 8 gennaio 2019 - Senza casa. Padre, madre e due bambine piccole. Una di soli 5 mesi, l’altra di 2 anni. E la figlia in carcere per omicidio. Una situazione drammatica per la famiglia senegalese che è stata ospitata da alcuni amici. Una sistemazione d’emergenza. Però manca il latte per la piccolina, non hanno vestiti da indossare. Tutto è rimasto chiuso dentro le stanze teatro dell’omicidio. Un lago di sangue dove nessuno può entrare. E sarà così ancora per molto. 

E’ scattata allora la macchina della solidarietà. Il sindaco di Asciano Paolo Bonari, unitamente all’assessore alle politiche sociali Lucia Angelini hanno lavorato sin dal primo mattino di ieri per cercare un alloggio alla famiglia ‘sfrattata’ dal delitto. Occorreva individuare un’abitazione adeguata perché i componenti sono quattro. Il Comune ha lavorato in stretto contatto con i carabinieri, che si sono prodigati per aiutare i senegalesi, ma anche con gli avvocati di fiducia Alessandro Betti e Paolo Ridolfi. A ieri sera era stato trovato un appartamento adeguato ma bisognava ancora comprendere se poteva rispondere alle loro esigenze. Stamani ci potrebbe essere il via libera definitivo con relativo trasferimento. A scendere in campo è stata anche la Caritas della diocesi di Siena. Del caso si è interessato personalmente il responsabile Giovanni Tondo, recandosi persino alla fornace di Castelnuovo Scalo. Quindi si è messo in contatto con il padre della ragazza arrestata «ribadendo la disponibilità a rispondere ai bisogni. Saranno loro a dirci di cosa hanno bisogno», conferma Tondo. Di sicuro abiti per le piccoline, anche generi alimentari. Praticamente tutto, visto che ciò che avevano è rimasto a Castelnuovo Scalo. Una disgrazia, insomma, nella disgrazia. 

Intanto alla Laterizi Arbia ieri mattina gli uffici hanno riaperto. Un’atmosfera surreale, complice forse anche la nebbia. Palpabile il senso di tristezza e di incredulità. Oltre al titolare era presente una manciata di operai per effettuare la manutenzione. Troppo fresca la ferita dell’omicidio per tornare subito alla normalità. Nel grande piazzale molti laterizi imballati. Nella palazzina un tempo sede degli uffici il nastro bianco e rosso che impedisce l’accesso nella casa del delitto, in fondo alle scale dall’altra parte uno stendino con i panni.