'Non la perdono, non ha avuto cuore'

Parla il marito della donna che morì bruciata nel 2018 a Poggibonsi. Condannata ieri l'amica per truffa

Dainelli con l'avvocato Biotti (Foto Valdesi)

Dainelli con l'avvocato Biotti (Foto Valdesi)

Siena, 9 ottobre 2020 - «Non la posso perdonare. Impossibile, non sono buono a farlo. Signora mia, chissà cosa ha al posto del cuore quella donna». Un guizzo di rabbia negli occhi di Fulvio Dainelli. Che, qualche minuto prima, dentro l’aula al piano terra del palazzo di giustizia dove è appena stata pronunciata la sentenza sulla triste vicenda della moglie Tiziana Maurizi, si erano riempieti di lacrime. La donna, infatti, nell’aprile 2018 si cosparse di benzina dandosi fuoco nel parcheggio del Cassero a Poggibonsi. E un'amica tunisina della negoziante è stata ieri condanna a 3 anni e 3 mesi più  una provvisionale di 100 mila euro al marito della nota tabaccaia.

«Si cerca di dimenticare ogni giorno quello che è accaduto – trova la forza di raccontare l’uomo visibilmente commosso –, quando sono a lavoro tutto passa meglio. E’ la sera che sono solo, allora le lacrime diventano molte». Continua Dainelli: «Vede, quando una persona ha una malattia brutta non dico che uno si fa una ragione però pensa ch possano accadere cose tristi. Ma questa vicenda è stata troppo grossa per me. Una famiglia come la nostra, che stava bene economicamente, poteva togliersi delle soddisfazioni. Mi sono ritrovato invece a chiedere soldi in prestito per andare avanti. Giustamente pago ora quello che devo ogni mese. E per fortuna alla tabaccheria le persone vengono. e gli affari procedono. In tanti mi vogliono bene. Sono cinquanta anni che faccio questo mestiere a Poggibonsi».  Alla donna che è stata condannata per truffa aggravata e sostituzione di persona cosa direbbe? Vi siete guardati in aula? «Lei non ha proprio il coraggio di farlo. Fin dal primo momento che entrò in bottega, del resto, dissi a mia moglie che non mi piaceva. Non ce la volevo. Ma Tiziana mi si avventò. Ed io, che sono sempre stato innamorato di lei, ho lasciato correre».  Sua moglie, prima di darsi fuoco, lasciò in auto una lettera-testamento indirizzata al comandante della stazione dei carabinieri di Poggibonsi. Una lettera dove si doleva, tra l’altro, di aver dato credito alla donna ora condannata. E parlava del denaro spillato, circa 300mila euro.  «L’ho letta una volta. E l’ho risentita stamattina (ieri, ndr) in aula: mi sentivo come se mi fosse venuta la febbre a 40. Tremavo... L’ho letta una volta dall’avvocato Manfredi Biotti che oltre ad essere un legale, è stato un sostegno per me in questo calvario. Con il padre siamo amici sin dall’infanzia, è un bravo ragazzo».