PINO DI BLASIO
Cronaca

"Non era la mossa che volevo dare Ma un’altra sarebbe stata peggiore"

Le confessioni del giorno dopo di Bartolo Ambrosione. "Sul verrocchio bisogna fare sempre tante scelte. Ho deciso per un compromesso. L’atteggiamento delle Contrade rivali tra i canapi non dava speranze".

"Non era la mossa che volevo dare Ma un’altra sarebbe stata peggiore"

di Pino Di Blasio

Bartolo Ambrosione avrebbe voluto festeggiare il secondo posto in solitario nella classifica delle presenze alla mossa dal 1894 a oggi in un modo diverso. Anche se il giorno dopo il suo animo è più sereno, calmato dalla convinzione che quella mossa data dopo 30 minuti di scintille tra i canapi poteva essere la migliore possibile.

Non è stata la mossa che avrebbe voluto dare al Palio d’agosto?

"Non è quella che un mossiere sogna di dare - è la risposta di Ambrosione a mente fredda - al Palio di Siena. Il desiderio è una mossa il più corretta possibile, rispettosa delle posizioni assegnate. Ma tante volte bisogna fare delle scelte quando si è sul verrocchio. La scelta che ho fatto l’altra sera è stata di compromesso. Animata dal timore che se avessi rinunciato a quella mossa, ne sarebbe venuta un’altra peggiore".

Su questo punto concordano in molti. Anche perché non sembrava che le rivali tra i canapi avessero l’intenzione di darsi una regolata.

"L’impressione che ho avuto, dal primo all’ultimo minuto, è che non c’è stato un cenno capace di alimentare la speranza che le cose cambiassero".

Chi è stato il più insistente nel disturbare l’allineamento?

"Direi le due Contrade che davano noia alle rivali. Altre volte si registravano passi indietro, atteggiamenti un po’ più soft con il passare del tempo, scintille meno evidenti per far credere che ci potesse essere qualcosa di meglio. L’altra sera no, l’atteggiamento è stato sempre lo stesso. Non voglio puntare il dito contro nessuno, solo spiegare perché mi sono accontentato della mossa che ho dato".

A botta calda ha detto che non avrebbe dormito, che il rammarico le avrebbe tolto il sonno.

"Ho detto che sono andato via non contento di me. Quando sono partito da Piazza del Campo per andare in albergo, ero deluso per non essere riuscito a fare quello che avrei tanto voluto fare. Poi uno rivede alla televisione la mossa, registra il conforto di chi gli sta vicino e di tanti amici senesi che conoscono meglio di me le dinamiche della mossa. Non si può sempre pretendere la collaborazione che ho avuto a luglio, con un atteggiamento fantastico da parte di tutti i fantini tra i canapi".

Ogni Palio è diverso, stavolta c’erano tante rivali in Campo. Non era così facile celebrare con una mossa perfetta la sua diciottesima presenza sul verrocchio. Secondo posto assoluto in 130 anni di mosse.

"So benissimo che Guidarini è irraggiungibile, con le sue 28 mosse".

Pensavo puntasse al record..

"No, affatto. Dicevo, non ricordo a chi, che il mio obiettivo sarebbe quello di fermarmi al momento giusto".

Potrebbe essere il Palio numero 20 il momento giusto?

"E’ bello sperarlo. Adesso c’è un po’ di tempo per riflettere. Innanzitutto per capire se anche le dirigenze delle Contrade lo vogliono".

C’è tempo anche per metabolizzare la delusione per la mossa che non avrebbe voluto dare?

"Onestamente, io stamattina sono abbastanza sereno. E convinto che un’altra mossa sarebbe stata probabilmente peggiore".

Come valuta lo spirito di collaborazione dei fantini, che lei invoca spesso?

"A luglio di quest’anno e ad agosto dell’anno scorso, ho avuto conferme assolute, c’è stata grande collaborazione e mi hanno aiutato moltissimo. Stavolta è andata diversamente, ed è il motivo per cui mi sono dovuto accontentare".