’Ndrangheta, nel mirino gli aiuti all’agricoltura

Sarebbero stati compresi nel contratto per acquistare la società San Galgano a Chiusdino. Infiltrazioni, l’allarme delle istituzioni

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"Ma che succede anche nel Senese". Interrogativo che tanti cittadini si sono posti alla luce dell’inchiesta condotta dalla Dia che ha acceso i riflettori su uno degli scorci più tranquilli della nostra provincia, quello di Chiusdino. Ad impressionare anche il fatto che, secondo quanto ricostruito dagli investigatori coordinati dai pm della Dda Giuseppina Mione e Giulio Monferini, la presenza risalga addirittura al 2007. Oltre 14 anni visto che l’acquisto dell’azienda agricola San Galgano risalirebbe all’agosto. "Tutta l’attività d’indagine ha trovato ulteriori riscontri volti a consolidare l’ipotesi investigativa riguardante sia la ricostruzione degli investimenti effettuati in Toscana, sia i legami con soggetti appartenenti alle cosche calabresi", affermano gli investigatori.

I due imprenditori indagati, Francesco Saporito, 80 anni, quale "parte acquirente" ed Edo Commisso, 57 anni, che avrebbe svolto, secondo la Dda, attività di intermediazione, fecero un contratto per comprare terreni agricoli ma anche poderi e fabbricati rurali nel comune di Chiusdino per una consistenza catastale di oltre 350 ettari ed un valore commerciale complessivo di circa 5 milioni. Secondo la magistratura avrebbero agito per conto della cosca "Grande Aracri" di Cutro e di una sua affiliata di Petilia Policastro, in Calabria. E il contratto prevedeva anche "correlati titoli di aiuto agricolo disciplinati dalla Comunità europea", si sostiene nel provvedimento di sequestro preventivo. Tutto risulterebbe descritto nel relativo atto notarile. Oltre alla cifra dichiarata furono consegnati, sostengono sempre gli investigatori, in contanti un milione e mezzo di euro. Che, sostiene la Dda, sarebbe stato di provenienza illecita.

L’allarme infiltrazioni era stato lanciato ripetutamente, negli ultimi anni, dalle istituzioni. A partire dall’ex prefetto Armando Gradone: "Il rischio c’è oggi più di ieri – disse salutando nel luglio 2020 – a causa delle difficoltà legate alla debolezza economica del momento ma il territorio ha la capacità di reagire". Un anno dopo, l’attuale prefetto Maria Forte, sollecitata in merito alla captazione di segnali di infiltrazioni dopo il primo periodo della pandemia aveva ribadito "che sono in corso monitoraggi. Le difficoltà riguarderanno anche i mesi a venire, di qui lo sforzo di supportare chi è a disagio". La guardia andrà tenuta altissima perché i fondi del Pnrr faranno gola a chi ha a disposizione milioni da riciclare.

Laura Valdesi