Museo del Palio Siena soffocata dalle rendite

Pino

Di Blasio

segue dalla prima

Le altre due sale superstiti sono state ricavate dai vani caldaia dei vecchi cinema, mentre tutta la restante cubatura è diventata appartamenti, uffici, supermercati, negozi, roba che dà rendita soprattutto ai proprietari. Il processo seguito per i cinema, l’accordo tra amministratori comunali e proprietari di sale, è più o meno lo stesso modello che ha impedito alla città di essere tra le prime ad avere un grande centro commerciale (doveva nascere a Cerchiaia 30 anni fa); ha vinto la difesa delle rendite di posizione di una categoria forte. Salvo poi inseguire i tempi con centri costruiti quando era già arrivato il commercio on line.

C’è un dato che mi ha colpito più di tutti: in quindici anni, dal 1999 al 2014, la Fondazione Mps ha erogato al territorio 1 miliardo e 520 milioni di euro. Una media di cento milioni all’anno e, visto il peso di Siena, quasi la metà, 6-700 milioni di euro sono stati destinati alla città. Nessuno ha pensato a farci qualcosa di duraturo: una piscina avveniristica, come hanno a Colle e Poggibonsi, un palasport degno di questo nome e non bisognoso costantemente di risanamenti, una pista di atletica o un altro impianto polivalente. Per non parlare di auditorium, sale convegni, cinema appunto. Tutti soldi sprecati, come le lacrime nella pioggia dell’androide di Blade Runner. Cosa c’entra il Museo del Palio? E’ bastato che il sindaco annunciasse l’intenzione di presentare il suo progetto che si reggerà su un project financing, per far scattare di nuovo le solite, trite obiezioni di chi soffre della retrotopia di Bauman. Prima di avviare un dibattito sacrosanto sul Museo del Palio, vediamo il progetto e solleviamo obiezioni concrete. I sogni del passato, come quando si abusa del nome di Cesare Brandi per vagheggiare un impossibile e dannoso trasloco della Pinacoteca al Santa Maria, sono svaniti. Per Siena è il momento di svegliarsi nel mondo nuovo.