Mps, caso Antonveneta: tutti assolti in Appello a Milano, sentenza ribaltata

Tra gli imputati c'erano l'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari e l'ex dg Antonio Vigni

Mps (foto Ansa)

Mps (foto Ansa)

Milano, 6 maggio 2022 - La Corte d'Appello di Milano ha assolto tutti gli imputati, dall'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari all'ex dg Antonio Vigni fino alle banche Deutsche Bank AG, la sua filiale londinese e Nomura, nel processo sul caso Mps con al centro le presunte irregolarità nelle operazioni di finanza strutturata, Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh, effettuate da Rocca Salimbeni tra il 2008 e il 2012 per coprire le perdite dovute all'acquisizione di Antonveneta. Sono state revocate le confische agli enti per un totale di circa 150 milioni.

Sul banco degli imputati, accanto agli ex vertici dell'istituto di credito senese, c'erano anche sei manager di Deutsche Bank: Michele Faissola, Michele Foresti, Dario Schiraldi, Marco Veroni. Sotto accusa ancnche due manager della giapponese Nomura: l'ex Ceo Sadeq Sayeed e l'ex responsabile vendite Europa e Medio Oriente Raffaele Ricci.

Ma, tra assoluzioni e reati caduti in prescrizione, le accuse contestate a vario titolo agli imputati (falso in bilancio, aggiotaggio, ostacolo all'autorità di vigilanza di Consob e Bankitalia e falso in prospetto) sono tutte cadute nel processo d'appello.

L'inchiesta milanese era scattata dopo la decisione della procura di Siena di inviare alcuni atti di indagine nel capoluogo lombardo per competenza territoriale. Nel mirino dei pm milanesi Mauro Clerici, Stefano Civardi e Giordano Baggio erano finiti i derivati "Alexandria" e "Santorini" (il primo sottoscritto con la giapponese Nomura, il secondo con la tedesca Deutsche Bank), il prestito ibrido "Fresh" e la cartolarizzazione immobiliare "Chianti Classico".

Operazioni legate all'acquisizione di Banca Antonveneta ma che, secondo la ricostruzione dei magistrati milanesi, portarono a notevoli perdite, tutte sistematicamente occultate dal managemement della banca con "l'intenzione di ingannare i soci e il pubblico" e "conseguire per sé e per altri un ingiusto profitto", come emerge dal capo di imputazione.

La prova, secondo l'accusa, emergerebbe da bilanci, relazioni e da altre comunicazioni sociali dove sarebbero stati rappresentati "fatti materiali non rispondenti al vero" e nascoste "informazioni, la cui comunicazione è imposta dalla legge, sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria di Banca Mps".

Una gestione che, sempre stando all'ipotesi accusatoria, aveva avuto l'effetto di "indurre in errore i destinatari" provocando "un danno patrimoniale di rilevante entità" alle casse dell'istituto di credito senese. Sotto accusa era finita la stessa Banca Mps, già uscita dal processo dopo aver patteggiato una sanzione pecuniaria da 600 mila euro e una confisca da 10 milioni di euro. Mentre Deuteche Banck e Nomura, che furono condannate in primo grado, sono state assolte in appello da alcuni illeciti amministrativi per insussistenza del reato.