"Mps, niente svendite e macelleria sociale Siena merita una soluzione ragionevole"

Il sindaco Luigi De Mossi dà voce alle paure sul futuro della banca. "La politica ha prevalso sulla tecnica per Banca 121 e Antonveneta.. Ora il premier Draghi apra il dossier e indichi la strada. Non siamo al supermercato dove si prende solo il prodotto che ci piace"

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di Pino Di Blasio

"La politica, quella di una parte ben precisa, ha prevalso sui progetti tecnici nelle vicende del Monte dei Paschi. Quando sono stati spesi quasi 2 miliardi di euro per comprare Banca 121 e 9,2 miliardi, più i 7 miliardi e mezzo per la fidejussione di Abn Amro, per acquisire Antonveneta. Ora ci impongono una soluzione tecnica per salvare Mps. Ma la politica deve rispondere, deve rimettere mano sul dossier per ridare dignità e futuro alla banca e alla città". Il sindaco Luigi De Mossi inizia la conferenza stampa sul caso Monte dei Paschi con un excursus storico-giudiziario sui tragici errori commessi con le acquisizioni decise dalla politica. E finisce sollecitando il presidente del consiglio Mario Draghi e il ministro del Tesoro Daniele Franco a "trovare una soluzione che faccia continuare a vivere il Monte e non sia solo un’operazione di macelleria sociale".

A differenza di chi urla contro la svendita, di chi vagheggia terzi poli o piani stand alone, De Mossi arriva preparato all’incontro con i giornalisti per dare voce alle paure della città, dei dipendenti di Mps, dei sindacati e di un territorio che per secoli è cresciuto con la banca che ha agito da moltiplicatore della ricchezza. "Non siamo al supermercato o in pasticceria - ha detto il sindaco citando la trattativa con UniCredit - non si può scegliere solo il prodotto che ci interessa, lasciando alla città i pezzi della banca che non ci piacciono. Respingo con forza l’idea che Siena rimanga supina di fronte a qualsiasi decisione. Gli uomini del Monte hanno fatto grande questa città e hanno diritto di non essere rottamati".

Il discorso del sindaco è stato un mix di dichiarazioni d’orgoglio, richieste al Governo, sollecitazioni alla politica nazionale, appelli alla città e alle istituzioni. "Vogliamo una soluzione tecnicamente ragionevole che riporti la politica al centro" è il succo delle parole di De Mossi.

Nessuna preclusione a UniCredit, a differenza di altri leader politici. "Contro Unicredit non ho nulla, il tema cruciale è cosa vuole Unicredit per acquisire il Monte. Gli stress test dell’Eba hanno provato che la banca non può continuare da sola. Non accetteremo operazioni di macelleria sociale, acquisizioni che prevedano migliaia di esuberi, centinaia di sportelli chiusi, un marchio in liquidazione e i palazzi della direzione generale svuotati. Non si deve rottamare il Monte dei Paschi, la politica deve trovare la soluzione del problema".

La lettera per un incontro al ministro Franco è pronta per essere spedita, "ma non so se lui accetterà di vedermi. Da lui e dal presidente del consiglio Draghi, mi attendo chiarezza e una strada precisa da percorrere. C’è una partita sociale e politica da giocare, questa banca si chiama Monte dei Paschi di Siena, non è solo una questione tecnica. La scelta non riguarda solo Siena, ma anche l’Italia e l’Europa. Sono sicuro che una persona dalle qualità eccezionali come Draghi saprà trovare la soluzione".

Un distinguo netto anche con chi prospetta richieste di proroghe all’Europa per conservare la quota di maggioranza della banca nelle mani del Tesoro. "Richiedere un rinvio all’Europa - dice De Mossi - va bene ma solo in funzione di raggiungere un risultato e di perseguire una strategia definita e un progetto industriale sul futuro di Mps. Se la proroga deve servire per togliere veleni dalla campagna elettorale, non mi interessa. Noi sappiamo che dovremo risolvere un problema. Ma siamo interessati al futuro del Monte e di Siena. E’ vero che le banche devono trasformarsi come ha fatto la grande industria. Ma non è accettabile l’idea di rottamare tutto quello che non ci fa più comodo: dipendenti, sportelli, marchio, direzione generale, indotto. La banca e la città meritano di più".