Mps e sindacati, intesa sugli esodi Accordo vicino con numeri record

Prima banca italiana a mandare via con un colpo solo 3.500 dipendenti, i paracadute per chi lascia. Sarebbero 500 i ’montepaschini’ della direzione generale di Siena. Oggi il cda sul bilancio semestrale

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di Pino Di Blasio

Prima una ’conference call’ al mattino tra tutte le sigle del coordinamento sindacale del gruppo Mps. Un confronto costante per decidere se accettare o meno le risposte e le garanzie che la banca, tramite il responsabile delle Risorse Umane, Roberto Coita, aveva dato sui temi sollevati dai sindacati e collegati all’esodo incentivato di 3.500 dipendenti entro fine novembre. Poi, nel pomeriggio, via al tavolo cruciale con la Banca, l’appuntamento che i vertici del Monte, in primis l’amministratore delegato Luigi Lovaglio, aveva caldamente richiesto. L’intenzione del management Mps è palese: oggi è convocato il consiglio d’amministrazione che approverà il bilancio semestrale e contestualmente indicherà la data di convocazione dell’assemblea straordinaria per l’aumento di capitale. Domani Lovaglio illustrerà i conti dei primi sei mesi 2022 alla comunità finanziaria e ai giornalisti. E vorrebbe aggiungere due ciliegine cruciali per la riuscita del suo piano: dopo il disco verde acceso dalla DgComp sulla proroga della permanenza dello Stato nel capitale, anche l’accordo con i sindacati sugli esodi incentivati. Sarebbe un bel colpo, dovrebbe fare da propellente sui mercati. Anche se il titolo Mps risente pesantemente del prossimo aumento di capitale estremamente diluitivo.

Cosa vuol dire? Che chi ha in mano oggi azioni del Monte rischia di trovarsi con briciole di valore rispetto alla nuova dote patrimoniale. Con una banca che capitalizza 424 milioni di euro ed è pronta a chiedere 2,5 miliardi di nuovo capitale, è evidente che i titoli attuali valgano zero. Non a caso la quotazione è calata parecchio (però ieri la chiusura è stata + 2,17%, a 43,3 centesimi), perché gli azionisti più forti, come Generali, non interessati alla sottoscrizione di nuove quote, hanno messo sul mercato le azioni per incassare almeno qualcosa e uscire dal capitale. A fine settembre potrebbe essere convocata l’assemblea degli azionisti, Anima Sgr e, presumibilmente Axa, sono pronte a far crescere la partnership industriale in un’alleanza strategica. Per Axa sarebbe un ritorno nel capitale e senza l’ingombrante presenza di Generali come primo socio privato, i progetti di bancassurance potrebbero essere ancora più cospicui. Il Governo, poi, potrebbe sottoscrivere la sua quota di competenza, 1 miliardo e 600 milioni pari al 64% e dare garanzie anche sull’inoptato. Seppure gli accordi con le banche del pool rappresentano una base solida per non temere sorprese.

L’aumento di capitale, che dovrebbe essere completato entro il 12 novembre, però è legato alla firma sui 3.500 esodi incentivati. La trattativa tra sindacati e Banca Mps ieri si è protratta per oltre 5 ore, le parti erano molto più vicine alla firma rispetto alla vigilia. La Banca aveva garantito, con le parole di un rassicurante Luigi Lovaglio, che la media della pensione sarebbe stata dell’80-85% dello stipendio. Il Fondo di solidarietà sarebbe stato esteso (per questo bisogna chiudere entro novembre) anche a chi mancano sette anni per andare via. E le misure di previdenza oltre alle condizioni vantaggiose per i dipendenti su mutui, prestiti e prodotti finanziari, sarebbero rimaste anche a chi lasciava il Monte in anticipo.

Nessuna banca ha mai mandato via contemporaneamente così tanto personale. Sui 1.600 dipendenti che farebbero capo alle direzioni generali, più o meno 500 sono quelli di ’stanza’ a Siena. Ai quali si aggiungerebbero un’altra cinquantina della rete commerciale. Manca solo l’annuncio della firma dell’accordo. Ma potrebbe trattarsi di una pura formalità.