Mps, cartoline da una Siena che non c’è più

La rottura delle trattative tra UniCredit e Mef è un dramma solo per gli osservatori esterni. La città non dipende solo dalla banca

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Pino

Di Blasio

Se avessi registrato tutte le sciocchezze pronunciate nelle varie trasmissioni di approfondimento in tv o scritte nei classici viaggi all’interno della città prostrata dal lutto, fatti comodamente da casa, sentendo gli stessi interlocutori, avrei potuto scrivere un manuale della banalità da souvenir.

Non voglio dire che il sole splende su Rocca Salimbeni, che il futuro prossimo venturo della banca, una volta sfuggita alle grinfie di Orcel, sarà sereno anche se resterà zitella. Il Monte dei Paschi è una banca che ha un pressante bisogno di miliardi di capitali freschi, che continua ad avere troppo personale e troppi sportelli, con una testa troppo grande per reggere depositi e crediti che tendono inesorabilmente a calare. Ma a Siena nessuno si sente orfano di UniCredit, nessuno versa lacrime per una trattativa sfumata perché il Governo ha detto stop alle pretese di Orcel e degli azionisti maggiori dell’UniTower. Restano gli interrogativi su cosa accadrà adesso, quale potrebbe essere il prossimo cavaliere bianco, quanto tempo concederà l’Europa al ministro del Tesoro Daniele Franco e a quali condizioni. In attesa delle risposte il Monte continua ad aprire gli sportelli, a raccogliere e a prestare soldi per i clienti, a stipulare mutui, a proporre prodotti finanziari e assicurativi, a fare banca, come tradizione vuole da 550 anni.

Siena non è la stessa città di 10, 20 o 30 anni fa. E’ cambiata, forse lo può intuire chi l’ha ritrovata dopo quasi un ventennio. Ha provato a ’demontepaschizzarsi’ quando ha dovuto fare i conti con la brusca interruzione delle sorgenti di latte e miele che venivano dalla Fondazione e dalla Banca. Quando i 233 milioni di contributi al territorio si sono ridotti a zero per poi risalire a 4 milioni. Quando la Rocca ha tagliato perfino il regalo natalizio alle 17 Contrade. Ma ha fatto crescere i suoi altri tesori, mentre provava a salvare il salvabile della banca. Le due università si sono rimesse in piedi dopo la crisi, il Policlinico venduto alla Regione ha ripreso il cammino dell’eccellenza, le Scienze della vita, le bellezze dell’arte e dei musei, un turismo che non tradisce mai anche se cambia abitudini, hanno trasformato Siena da ’one company town’ a città con più facce e più occasioni. Gli unici a non averlo capito sono gli inviati che mandano le solite cartoline dal Monte.