Morte di David Rossi, ’riserva’ del giudice. Rinviato verdetto su archiviazione festini

Il gip Franca Borzone prende tempo. Il pm Ranieri Miniati aveva chiesto di chiudere il procedimento, la famiglia si era opposta

David Rossi

David Rossi

Genova, 18 dicembre 2020 - Bisognerà attendere, non si sa ancora quanto. Il giudice per le indagini preliminari di Genova, Franca Borzone, si è riservata sull’opposizione alla richiesta di archiviazione per l’indagine sui presunti festini a luci rosse a cui avrebbero partecipato alcuni pm senesi che avevano indagato sulla morte di David Rossi; l’allora capo della comunicazione di Mps, caduto da una finestra di Rocca Salimbeni nel 2013.

All’udienza di ieri hanno partecipato i legali della famiglia Rossi, della moglie Antonella Tognazzi e di sua figlia Carolina Orlandi, gli avvocati Carmelo Miceli e Paolo Pirani, che hanno chiesto al giudice di integrare le indagini. Mentre il procuratore aggiunto, Vittorio Ranieri Miniati ha insistito sulla richiesta di archiviazione. L’indagine, per abuso d’ufficio e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, era nata dopo una intervista dell’ex sindaco Pierluigi Piccini nella quale affermava che le indagini sulla morte di Rossi sarebbero state "rabbuiate" perché i magistrati avevano partecipato ai festini.

Nella richiesta di archiviazione della procura di Genova invece, nonostante l’evidenza di alcune lacune degli inquirenti, soprattutto nella prima indagine (dai fazzoletti sporchi di sangue distrutti ai mancati controlli sulle celle telefoniche) non ci sarebbero prove di un collegamento tra i festini e lo svolgimento delle inchieste.

Il pm Ranieri Miniati, dopo aver sottolineato alcune incongruenze nella deposizione dell’ex escort ’Stefano’ e la inattendibilità di altri testimoni, ha giudicato "suggestiva e azzardata" la tesi dei festini come elementi di pressione sui magistrati. E in ogni caso non provata.

La gip Franca Borzone ha davanti due opzioni: la prima è il decreto di archiviazione, l’accoglimento delle richieste del pm. Una volta sciolta la riserva nei prossimi giorni, l’archiviazione sarebbe la parola fine, almeno giudiziaria, sui festini hard e sulle pressioni nei magistrati. Oltre ad avviare il probabile secondo tempo, con le denunce dei magistrati e di chi si è sentito diffamato da Le Iene.

La seconda opzione è la ritrasmissione degli atti al pubblico ministero, affinché le indagini vengano integrate da altre azioni. La prima che viene in mente è raccogliere la deposizione dell’ex maresciallo dei carabinieri, protagonista dell’ultima puntata sul caso Rossi, che ha parlato di festini nel seminario arcivescovile di Siena, con il segretario del vescovo, il magistrato, un cappellano militare e la crema di Siena. E ha anche denunciato il fatto "di essere stato buttato in mezzo alla strada con tre bambini, quando i miei superiori mi hanno levato il comando e pure l’alloggio di servizio".

La richiesta di supplementi di indagine, ovviamente, farà rimanere aperto il caso festini. «Mi aspetto che non sia l’ennesima porta chiusa in faccia perché in questi anni ce ne sono state tante. Noi aspettiamo e speriamo che questo non sia l’ennesimo buco nell’acqua".

E’ la reazione di Carolina Orlandi, la figlia acquisita di David Rossi dopo l’udienza davanti al gip di Genova per l’opposizione alla richiesta di archiviazione. "Ci sono tante cose mancanti, noi abbiamo messo insieme tutte le cose che sono sparite dal fascicolo, che avevamo prodotto noi, e che non sono state valutate. Ho difficoltà a comprendere come non si possa ammettere che non ci sia stato abuso d’ufficio da parte dei magistrati di Siena" ha concluso Carolina Orlandi. "Sono otto anni - ha detto Ranieri Rossi, fratello di David - che si sentono dire cose irragionevoli dai magistrati di Siena sulla morte di mio fratello e per noi non va bene. Dietro la morte di mio fratello ci sono vicende pericolose. Dopo la sua morte a Siena si è messo tutto a tacere, si parlava sempre meno e le indagini sono state pessime".