Dal 1° dicembre, quando sarà completata la campagna di 4.125 esodi, inizierà la nuova stagione per il Monte dei Paschi

di Pino Di Blasio  "Il bello comincia ora", oppure "il meglio deve ancora venire" per citare il presidente Usa Obama e altri alfieri dei grandi e piccoli cambiamenti nel mondo. Il paragone è improbabile, il Monte dei Paschi, per quanto sia la banca più antica del mondo, è una briciola del pianeta. Anche se i 4.125 esodi volontari (l’aggettivo va sottolineato) sono la fuga di massa più cospicua da un’azienda. I crac e le ristrutturazioni, da Lehman Brothers alle migliaia di licenziamenti di Musk e Zuckenberg, non fanno testo. I dipendenti del gruppo Mps, a parte le pressioni iniziali, hanno scelto loro di andare in pensione in anticipo.  I sindacati non hanno dati disaggregati sugli esodi, gli unici numeri diffusi sono 1.200 dipendenti in Toscana e 1.850 nelle direzioni generali in Italia. Non solo a Siena, anche a Milano, Roma, Mantova, Lecce e Padova. Anche se Siena è la sede che ha fornito i numeri più alti. Dopo la nota congiunta, nella quale si apriva la questione degli oltre 17mila che restano al lavoro al Monte, arrivano le reazioni dei vari sindacati. "La Fisac Cgil è soddisfatta - dice Federico Di Marcello - perché siamo riusciti a dare una risposta ai colleghi coinvolti che attendevano questa notizia con trepidazione. Da oggi però, tutti i nostri sforzi sono concentrati sulle lavoratrici e sui lavoratori che rimangono in Mps. Stiamo affrontando le problematiche che si prospettano con l’uscita di oltre 4000 colleghi, analizzando i nuovi carichi di lavoro anche in ottica della nuova organizzazione che si sta dando la banca. L’obiettivo è far lavorare tutti in maniera serena e sicura". "La banca ha mantenuto l’impegno assunto con i sindacati, accogliendo tutte le richieste di uscita, 625 in più rispetto alle 3.500 concordate ad agosto. Non era scontato, l’ad Lovaglio e tutto il cda hanno agito al meglio, guardando all’interesse dei dipendenti della banca, della clientela e dei territori". E’ quanto ha dichiarato Franco Casini, coordinatore Fabi nel gruppo Mps. Che poi guarda al futuro. "Il segretario generale Sileoni ha espresso molte volte la nostra linea: auspichiamo che Mps resti autonoma e che la sua autonomia venga salvaguardata nel tempo. Siamo convinti che Siena possa ancora dire la sua nell’industria bancaria del nostro Paese. Il valore della rete, del marchio e della clientela sono riconosciuti da tutti. Gli spazi esistono, ma la decisione è tutta politica. Noi attendiamo le determinazioni del governo e poi vigileremo". Spazio anche per le recriminazioni: "L’errore più grande che ha fatto il ministero è stato di non accettare l’offerta di UniCredit per Mps - ha dichiarato, molto intempestivamente, il presidente della Fondazione Cariverona, Alessandro Mazzucco -. "Era perfetta, era un’ottima proposta, raggiungeva tutti gli obiettivi che si era posto il ministero", ha aggiunto, sottolineando che da azionista di UniCredit vedrebbe positivamente un ritorno di attualità dell’ipotesi di aggregazione.

Cronaca

di Pino Di Blasio

"Il bello comincia ora", oppure "il meglio deve ancora venire" per citare il presidente Usa Obama e altri alfieri dei grandi e piccoli cambiamenti nel mondo. Il paragone è improbabile, il Monte dei Paschi, per quanto sia la banca più antica del mondo, è una briciola del pianeta. Anche se i 4.125 esodi volontari (l’aggettivo va sottolineato) sono la fuga di massa più cospicua da un’azienda. I crac e le ristrutturazioni, da Lehman Brothers alle migliaia di licenziamenti di Musk e Zuckenberg, non fanno testo. I dipendenti del gruppo Mps, a parte le pressioni iniziali, hanno scelto loro di andare in pensione in anticipo. 
I sindacati non hanno dati disaggregati sugli esodi, gli unici numeri diffusi sono 1.200 dipendenti in Toscana e 1.850 nelle direzioni generali in Italia. Non solo a Siena, anche a Milano, Roma, Mantova, Lecce e Padova. Anche se Siena è la sede che ha fornito i numeri più alti.
Dopo la nota congiunta, nella quale si apriva la questione degli oltre 17mila che restano al lavoro al Monte, arrivano le reazioni dei vari sindacati. "La Fisac Cgil è soddisfatta - dice Federico Di Marcello - perché siamo riusciti a dare una risposta ai colleghi coinvolti che attendevano questa notizia con trepidazione. Da oggi però, tutti i nostri sforzi sono concentrati sulle lavoratrici e sui lavoratori che rimangono in Mps. Stiamo affrontando le problematiche che si prospettano con l’uscita di oltre 4000 colleghi, analizzando i nuovi carichi di lavoro anche in ottica della nuova organizzazione che si sta dando la banca. L’obiettivo è far lavorare tutti in maniera serena e sicura".
"La banca ha mantenuto l’impegno assunto con i sindacati, accogliendo tutte le richieste di uscita, 625 in più rispetto alle 3.500 concordate ad agosto. Non era scontato, l’ad Lovaglio e tutto il cda hanno agito al meglio, guardando all’interesse dei dipendenti della banca, della clientela e dei territori". E’ quanto ha dichiarato Franco Casini, coordinatore Fabi nel gruppo Mps. Che poi guarda al futuro. "Il segretario generale Sileoni ha espresso molte volte la nostra linea: auspichiamo che Mps resti autonoma e che la sua autonomia venga salvaguardata nel tempo. Siamo convinti che Siena possa ancora dire la sua nell’industria bancaria del nostro Paese. Il valore della rete, del marchio e della clientela sono riconosciuti da tutti. Gli spazi esistono, ma la decisione è tutta politica. Noi attendiamo le determinazioni del governo e poi vigileremo".
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