La madre di 38 anni è morta alle Scotte 4 mesi e 16 giorni dopo il parto, avvenuto il 29 gennaio 2019

La madre di 38 anni è morta alle Scotte 4 mesi e 16 giorni dopo il parto

Siena, 25 ottobre 2022 - "Sono qui soprattutto per loro (i suoi figli, ndr ). Un giorno dovrò dirgli cosa è successo. Prima del parto mia moglie non aveva mai preso una medicina", dice Andrea Tavolari. Riferendosi al bambino, che aveva tre anni quando sua mamma Anna è volata in cielo: ancora la cerca. E alla femminuccia che invece non può ricordarne il viso dolce in quanto la donna è spirata alle Scotte 4 mesi e 16 giorni dopo averla data alla luce, al termine di un calvario sanitario. A seguito del quale sono sotto processo una ginecologa del policlinico, difesa da Enrico e Lorenzo De Martino, ed un anestesista (presente ieri in aula) assistito dall’avvocato Francesco Maccari. Omicidio colposo l’accusa. «Inizialmente non avevo nulla da eccepire. Davvero avrei ringraziato i medici per quanto avevano fatto per lei. Poi, riguardando i documenti, ultimamente l’autopsia, non è stato facile, mi sono venuti molti, molti dubbi. E allora ho riaperto quel cassetto con i bigliettini", racconta ancora il marito testimoniando davanti al giudice Andrea Grandinetti. E svelando un particolare finora non emerso dalle indagini condotte dal pm Valentina Magnini. Per superare un dolore così grande e pensare al meglio ai suoi figli, quella sorta di ’pizzini’, così li definisce l’avvocato Duccio Panti che assiste il marito e la sorella costituiti parte civile, erano stati mentalmente rimossi. Chiusi appunto dentro un cassetto. E lasciati lì. Scritti di suo pugno dalla signora Anna mentre si trovava in ospedale, uno addirittura su una garza. Diceva di aver paura di quello che le facevano, che veniva sedata perché così non poteva parlare con il marito. "Ricordo che mi disse – racconta in un altro passaggio forte della testimonianza Tavolari – di aver sentito medici e infermieri, quando era in nefrologia, dire che se avessero visto questa cartella clinica sarebbero andati tutti in galera". Bigliettini – quattro per l’esattezza – di cui l’avvocato Panti chiede l’acquisizione. Ed il giudice Grandinetti restituisce gli originali, inserendo nel fascicolo le copie di quelle parole, scritte magari non bene vista la condizione della donna. "Ma sono le sue", ribadisce il marito che, insieme al bambino, ancora viene seguito in un percorso psicologico. Racconta di quando il 29 gennaio 2019 andarono in ospedale perché Anna stava male e le dissero che avrebbe partorito la secondogenita non prima di 3-4 giorni. Invece la sera stessa, a causa dei dolori accusati dalla donna, tornarono alle Scotte e la bambiai – pesava 4 chili e 200 grammi – venne alla luce. Ma iniziarono una serie di complicazioni e vicissitudini a seguito delle quali, secondo l’accusa, la giovane madre morì. "Mi è sempre stato detto che dovevo ringraziare lo staff perché avevano salvato mia moglie e mia figlia. Parlarono sin dall’inizio di blocco renale, di altri problemi no. Mi sono sempre fidato, fino all’ultimo giorno", riferisce l’uomo. La moglie parlava cinque lingue, "eppure spesso mi dicevano che era straniera e non comprendeva bene". Gli avevanon assicurato che a Pasqua sarebbe tornata a casa, invece è stato un crescendo di problemi. "Pesava 47 chili, era diventata 72 quando si trovava in nefrologia", svela Tavolari. "Si cercava sempre la causa su mia moglie, era sempre lei che aveva problemi. Ho visto prelevarle pezzi di pelle per capire se era autoimmune, considerando che quando la toccavano, così dicevano, va in emorragia". Era stata in ginecologia, declina in aula, quindi in rianimazione, poi in nefrologia, ancora in rianimazione. Necessario l’intervento al cuore ed infine era tornata in rianimazione. Si commuove quando parla dei suoi figli, delle difficoltà esagerate incontrate con una piccola di qualche mese ed uno di 3 anni. "Mi mandarono da una cooperativa dove mi chiesero 4mila euro al me se, ecco l’aiuto", racconta. E in aula non vola una mosca.

Cronaca

Siena, 25 ottobre 2022 - "Sono qui soprattutto per loro (i suoi figli, ndr ). Un giorno dovrò dirgli cosa è successo. Prima del parto mia moglie non aveva mai preso una medicina", dice Andrea Tavolari. Riferendosi al bambino, che aveva tre anni quando sua mamma Anna è volata in cielo: ancora la cerca. E alla femminuccia che invece non può ricordarne il viso dolce in quanto la donna è spirata alle Scotte 4 mesi e 16 giorni dopo averla data alla luce, al termine di un calvario sanitario. A seguito del quale sono sotto processo una ginecologa del policlinico, difesa da Enrico e Lorenzo De Martino, ed un anestesista (presente ieri in aula) assistito dall’avvocato Francesco Maccari. Omicidio colposo l’accusa. 
«Inizialmente non avevo nulla da eccepire. Davvero avrei ringraziato i medici per quanto avevano fatto per lei. Poi, riguardando i documenti, ultimamente l’autopsia, non è stato facile, mi sono venuti molti, molti dubbi. E allora ho riaperto quel cassetto con i bigliettini", racconta ancora il marito testimoniando davanti al giudice Andrea Grandinetti. E svelando un particolare finora non emerso dalle indagini condotte dal pm Valentina Magnini. Per superare un dolore così grande e pensare al meglio ai suoi figli, quella sorta di ’pizzini’, così li definisce l’avvocato Duccio Panti che assiste il marito e la sorella costituiti parte civile, erano stati mentalmente rimossi. Chiusi appunto dentro un cassetto. E lasciati lì. Scritti di suo pugno dalla signora Anna mentre si trovava in ospedale, uno addirittura su una garza. Diceva di aver paura di quello che le facevano, che veniva sedata perché così non poteva parlare con il marito. "Ricordo che mi disse – racconta in un altro passaggio forte della testimonianza Tavolari – di aver sentito medici e infermieri, quando era in nefrologia, dire che se avessero visto questa cartella clinica sarebbero andati tutti in galera". Bigliettini – quattro per l’esattezza – di cui l’avvocato Panti chiede l’acquisizione. Ed il giudice Grandinetti restituisce gli originali, inserendo nel fascicolo le copie di quelle parole, scritte magari non bene vista la condizione della donna. "Ma sono le sue", ribadisce il marito che, insieme al bambino, ancora viene seguito in un percorso psicologico. Racconta di quando il 29 gennaio 2019 andarono in ospedale perché Anna stava male e le dissero che avrebbe partorito la secondogenita non prima di 3-4 giorni. Invece la sera stessa, a causa dei dolori accusati dalla donna, tornarono alle Scotte e la bambiai – pesava 4 chili e 200 grammi – venne alla luce. Ma iniziarono una serie di complicazioni e vicissitudini a seguito delle quali, secondo l’accusa, la giovane madre morì. "Mi è sempre stato detto che dovevo ringraziare lo staff perché avevano salvato mia moglie e mia figlia. Parlarono sin dall’inizio di blocco renale, di altri problemi no. Mi sono sempre fidato, fino all’ultimo giorno", riferisce l’uomo. La moglie parlava cinque lingue, "eppure spesso mi dicevano che era straniera e non comprendeva bene". Gli avevanon assicurato che a Pasqua sarebbe tornata a casa, invece è stato un crescendo di problemi. "Pesava 47 chili, era diventata 72 quando si trovava in nefrologia", svela Tavolari. "Si cercava sempre la causa su mia moglie, era sempre lei che aveva problemi. Ho visto prelevarle pezzi di pelle per capire se era autoimmune, considerando che quando la toccavano, così dicevano, va in emorragia". Era stata in ginecologia, declina in aula, quindi in rianimazione, poi in nefrologia, ancora in rianimazione. Necessario l’intervento al cuore ed infine era tornata in rianimazione. Si commuove quando parla dei suoi figli, delle difficoltà esagerate incontrate con una piccola di qualche mese ed uno di 3 anni. "Mi mandarono da una cooperativa dove mi chiesero 4mila euro al me se, ecco l’aiuto", racconta. E in aula non vola una mosca.

"Mi sedano per non farmi parlare con te". Bigliettini choc della moglie morta alle Scotte

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"Mi sedano per non farmi parlare con te". Bigliettini choc della moglie morta alle Scotte

Sono quattro: a portarli in aula il marito della 38enne deceduta dopo complicazioni intervenute a seguito del parto nel 2019. Due medici sotto processo per omicidio colposo. "All’inizio ringraziavo i sanitari, poi sono sorti molti dubbi. Ho riaperto quel cassetto"

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