Adesca bambino di 11 anni su Instagram, giovane finisce a processo

L’imputato ha 23 anni e si erano conosciuti chattando sul suo profilo. Gli aveva chiesto foto pornografiche

Adolescenti e social (foto repertorio Germogli)

Adolescenti e social (foto repertorio Germogli)

Siena, 18 febbraio 2021 - I social. Ancora loro. Un mondo che si spalanca davanti agli occhi dei bambini. Di colori, notizie e contatti. Novità. Ma occorre saperli gestire. Capire cosa c’è dall’altra parte dello schermo dello smartphone. Chi scrive, chiede e s’insinua nella privacy. Troppo pochi 11 anni per gestire il ‘gioco in maniera consapevole. Condotto all’insaputa dei genitori, ovviamente. Con quel sapore del proibito che ciascuno ha provato alla stessa età. E’ su questo che s’innesta la vicenda che vede protagonista un bambino di 11 anni che abita nella nostra provincia, la vittima. E un 23enne che risiede in Liguria, provincia di Savona. Difeso dall’avvcocato Gian Franco Corradi, è accusato di aver adescato il minorenne.

Una brutta storia. Che arriva in aula dopo la citazione diretta a giudizio. L’imputato ha chiesto ieri la messa alla prova al giudice ma non è stata concessa. Si farà il processo, verranno ascoltati i testimoni. Già fissata la prima udienza per l’istruttoria. Una storia che pone al centro, per l’ennesima volta, i rischi dei social e del telefono cellulare maneggiato senza conoscerne potenzialità e pericoli. Anche se a scuola se ne parla, in famiglia lo stesso. A volte però non basta a proteggere gli adolescenti dai ‘tentacoli’ della rete come dimostrano tante inchieste in tutta Italia.

Questa volta il contatto fra il 23enne e il bambino è avvenuto attraverso il profilo Instagram dell’uomo. E’ l’ottobre 2019. La chat fra i due, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, prosegue per tredici giorni. Che bastano al giovane per carpire la fiducia del piccolo. Sa bene che sta chattando con un minorenne. Gioco facile farselo amico con qualche complimento, poi si scambiano dei like. primo passo dell’interazione sui social. Ma dietro questo approccio c’era altro. Se è vero, come riscontrato dalle indagini della polizia postale a cui la madre si è rivolto appena scoperto tutto per fare denuncia, che era riuscito a farsi inviare foto dal contenuto pornografico. Di più. Persino video di carattere sessuale. Tutto nero su bianco, cristallizzato dalla conversazione fra i due che non si erano mai incontrati prima. La mamma del piccolo si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Vincenzo Bonomei.