A tutti sarà capitato di ricevere risposte impertinenti da uno dei tanti servizi pubblici cui ci si rivolge per chiedere informazioni e aiuto. La maggior parte di noi ha sviluppato gli anticorpi che consentono di mantenere l’irritazione entro i limiti di una calma ragionata. Ma quando l’utente del servizio è una signora di 81 anni che vive sola e senza figli, allora è lecito attendersi una reazione più robusta. Andiamo con ordine. "Il 26 gennaio scorso, alle 11 circa – è la nipote dell’anziana signora che si incarica di raccontare il fatto dopo averla trovata in stato di prostrazione e scoramento – mia zia chiama il 112 per denunciare un episodio che potrebbe nascondere un tentativo di truffa a i suoi danni". La signora aveva ricevuto una telefonata di un sedicente avvocato che la invitava con urgenza a un falso indirizzo per questione delicatissima. Nonostante i suoi 80 e passa anni, la signora è ancora lucida e ben presente, tanto che collega il fatto a uno di quegli episodi sui quali le forze dell’ordine raccomandano agli anziani di fare attenzione e denunciare. "L’operatrice del 112 – è ancora la nipote che parla – ha risposto di rivolgersi alla Polizia Postale. Ne segue un dialogo che definire surreale è poco. Mia zia chiede il numero della Polizia postale e l’operatrice risponde: ‘lo cerchi su Internet’. All’obiezione che non ha internet, la risposta è di una scortesia unica: si faccia aiutare dai figli, da conoscenti o dai vicini. E così dicendo riattacca troncando la conversazione". Reagire o rassegnarsi? La signora in questione mostra almeno di voler reagire.