Messa detta in strada per protesta: 70 fedeli contro lo sfratto

Il pastore degli evangelici di Sinalunga: «Siamo senza chiesa. Ma finora nessuna solidarietà»

 Il pastore Cortese ieri alle 10 in via Trento a Sinalunga

Il pastore Cortese ieri alle 10 in via Trento a Sinalunga

Sinalunga (Siena), 18 giugno 2018 - Parola mantenuta. La messa della chiesa evangelica è stata celebrata in strada per protesta. Sì, proprio sul marciapiede, davanti alla porta del locale che dal 1995 è stato la ‘casa’ dove unirsi in matrimonio e ritrovarsi per pregare. E che adesso è sbarrato perché da qui gli evangelici sono stati sfrattati. Succede a Sinalunga, in via Trento. «Eravamo una settantina – racconta il pastore Gennaro Cortese, che guida la comunità locale e anche quella di Cortona –, con noi è voluta essere anche un’anziana ultranovantenne per dimostrare in maniera pacifica, sia chiaro, il rammarico e il disappunto per quanto sta avvenendo».

TUTTO nasce nel 2012 quando viene stipulato un preliminare di compravendita dei locali che si trovano in via Trento. Il proprietario non adempie alla cessione ma il tribunale di Montepulciano riconosce, successivamente, che quelle stanze appartengono agli evangelici. Per farla breve, non essendo stata trascritta la sentenza di trasferimento della proprietà, a seguito della procedura esecutiva nei confronti del titolare originario del locale, si arriva allo sfratto del 7 giugno scorso. Il caso è ovviamente in mano ad un avvocato, Giacomo Mancini, a cui la comunità evangelica si è rivolta per trovare una soluzione a questo pasticcio che rischia di privarla per lungo tempo di un luogo dove raccogliersi.

«NON demordiamo. Andremo avanti e come promesso celebreremo in strada la messa finché qualcuno non interverrà per sanare una cosa profondamente ingiusta», aggiunge il pastore Cortese. Speravano in un gesto di solidarietà, in verità. Confidavano che qualcuno avrebbe ascoltato il loro grido di dolore, magari mettendo a disposizione gratuitamente uno spazio. Non importava se non bello come la loro chiesa. «Ma finora nessuno ci ha dimostrato solidarietà», conclude Cortese che non riesce a darsi pace.