Crac Mens Sana 1871, inchiesta chiusa. Bancarotta per padre e figlio

L'avviso di conclusione dell'indagine riguarda anche un altro ex dirigente della società sportiva

Massimo Macchi (Foto Di Pietro)

Massimo Macchi (Foto Di Pietro)

Siena, 15 febbraio 2022 - Crac Mens Sana basket 1871, non cambiano le accuse di bancarotta della società sportiva nei confronti dei Macchi, padre e figlio. Scattata nel luglio scorso la misura cautelare dell’interdizione per gli ex vertici, Massimo e Filippo, 68 e 42 anni, in questi mesi di indagini non sono emersi fatti che hanno indotto il pm Silvia Benetti a cambiare idea sul quadro emerso dopo il fallimento della ’1871’, chiesto dalla procura e ottenuto con sentenza del 13 dicembre 2019. Tanto che la scorsa settimana è stato notificato l’avviso di conclusione indagini ai difensori dei Macchi (si sono affidati allo studio Areddu di Roma) e anche ad un terzo indagato, un altro ex dirigente della Mens Sana 1871, rappresentato dall’avvocato Carlo Peruzzi. I difensori sono chiamati ora a un super-lavoro perché il fascicolo sulla vicenda, che ha visto impegnato il nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle, è a dir poco monumentale.

Al centro dell’inchiesta, nata quando la procura iniziò a svolgere accertamenti per appropriazione indebita nel marzo 2019, ci sono reati fallimentari e societari commessi, ad avviso degli inquirenti, dagli indagati nella gestione della ’1871’.

Fra le contestazioni da subito rivolte a padre e figlio – il primo in qualità di amministratore unico e presidente del cda, l’altro come amministratore di fatto anche se Massimo Macchi l’ha escluso – a vario titolo figurano falso in bilancio, ricorso abusivo al credito e appunto bancarotta fraudolenta per il crac del 2019 dopo l’esclusione dal campionato di serie A2.