
Menarini lancia la corsa al super antibiotico: "Servono norme europee e aiuti alla ricerca"
La ceo di Menarini, Elcin Barker Ergun, ha sollecitato il G7 e le autorità governative dei vari Paesi del mondo a prendere provvedimenti e a dettare la strategia. Ma per Lucia Aleotti, azionista e consigliere d’amministrazione della multinazionale farmaceutica la lotta all’antibiotico resistenza, la nuova pandemia destinata a fare più vittime del cancro entro il 2030 (le previsioni parlano di 7 milioni di morti), è una corsa soprattutto industriale. E, come cantano gli Abba, ’the winner takes it all’, il vincitore prenderà tutto.
E’ stato uno dei momenti più squisitamente politico-sanitari, nel corso della presentazione dei dati di bilancio 2023 del gruppo farmaceutico più importante d’Italia, che da oltre un secolo ha il suo quartier generale a Firenze. E’ stata l’ad Ergun ad aprire il tema della ricerca di nuovi antibiotici in grado di sconfiggere i batteri che resistono ai farmaci tradizionali. "Ogni anno si contano due milioni di vittime delle infezioni da antibiotico-resistenza. Menarini ha scelto di investire in questo settore, nonostante i pareri contrari di chi evidenziava il fatto che non ci fossero incentivi governativi o comunitari per la ricerca".
A dir la verità, proprio in Toscana Rino Rappuoli ha ottenuto un grant europeo da 2,5 milioni per trovare rimedi all’antibiotico resistenza. E fa ricerca a Siena, nei laboratori Tls. Ma l’approccio di Menarini è diverso. "Per noi è una strategia etica prima ancora che aziendale: più investimenti ci saranno nell’area dell’antibiotico-resistenza, più le pandemie potranno essere sconfitte. A chi chiede alle aziende di fare rete per avere più successo nella lotta alla nuova pandemia - è la replica di Lucia Aleotti - io rispondo che sta ai Governo e agli organismi internazionali dare una prova di voler affrontare davvero questo battaglia. Serve un cambio di normativa europea: bisogna riconoscere un prezzo coerente ai nuovi super antibiotici. Vengono pagati pochissimo, i prezzi non coprono i costi di ricerca e spesso neanche i costi industriali. Bisogna indicare la rotta, altrimenti la sfida è persa".
Non c’è solo la Menarini che pigia sull’acceleratore della ricerca di antibiotici più efficaci contro nuovi virus e batteri. Ci sono altri grandi gruppi, da Pfizer a Merck per citarne due, che sono avanti su alcuni prodotti. Ma i costi per i servizi sanitari nazionali restano proibitivi. Ogni superantibiotico dovrebbe essere ritagliato a misura di paziente. E costare tanto, migliaia di euro, se si vuole coprire i costi di ricerca e sviluppo. La lotta all’antibiotico resistenza è a un bivio.