"Medici di famiglia, barriera contro il virus"

Il presidente dell’Ordine Roberto Monaco: "Test rapidi ai nostri assistiti, la risposta territoriale può arginare la pandemia"

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Due giorni fa in tutta la Toscana Sud sono stati fatti oltre 4.600 tamponi, un’enormità. Eppure non basta, perché il virus è ormai radicato, diffusissimo, oltre quello che i numeri dei bollettini quotidiani mostrano, con tanti asintomatici che sfuggono agli accertamenti. Per aiutare la sanità locale, gli ospedali e i presìdi territoriali scendono in campo i medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, per incrementare il tracciamento del virus, facendo tamponi. E’ quella rete capillare della sanità pubblica che arriva a tutte le famiglie.

"E’ stato firmato un accordo nazionale fra Ministero e medici di medicina generale che potranno dare il loro contributo per individuare più celermente possibili i casi e così bloccare un nascente focolaio, facendo tamponi ai loro assistititi, all’occorrenza", annuncia Roberto Monaco, presidente Ordine dei medici di Siena e segretario nazionale della Federazione medici chirurghi e odontoiatri. In realtà non sono i tamponi propriamente detti ‘molecolari’ ma sono quelli antigenici, ribattezzati test rapidi: sono sempre test nasofaringei ma con esito diagnostico quasi immediato. Pur essendo molto sensibili danno un esito ‘debolmente positivo’, ovvero con necessità del tampone di conferma in caso di positività.

Nella versione adottata dalla Regione Toscana i test rapidi non sono però istantanei ma devono essere processati da un’apposita macchina e dunque passare per un laboratorio. Un passaggio che inevitabilmente allunga i tempi. Fatto sta che i medici potranno aiutare molto il sistema facendo il prelievo salivare ai loro assistiti, in modo da evitare le file al drive trough e anche le prenotazioni.

"Solo una risposta territoriale potrà farci uscire da questa emergenza – prosegue il dottor Monaco -. Nel periodo marzo-aprile il 25 per cento dei tamponi fatti risultavano positivi; oggi sono il 12 per cento ma su tantissimi tamponi in più fatti ogni giorno. Poi l’Asl ha dato vita alla Centrale del tracciamento dei contatti: questo è l’iter per individuare e bloccare subito il virus dove si manifesta. E i medici si inseriscono in questo sistema, andando ad aiutare e filtrare l’attività degli ospedali e pronto soccorso, che sono già sotto stress. La risposta all’emergenza non sarà tanto nella clinica quanto nell’organizzazione territoriale. Questo vuol dire che occorre sinergia fra azienda ospedaliera e sanitaria, con supporto dalla rete di base, i medici di famiglia".

Ma come la prenderanno medici e pediatri? "Mi auguro che un’operazione che vuole coinvolgere i medici sia adottata con i medici. Detto questo potrebbe esserci qualche malumore, ma sono sicuro che la medicina generale continuerà ad essere in prima linea – ancora il presidente dell’Ordine -: gli ambulatori sono sempre aperti e i medici a disposizione dei loro assistiti. Così come i medici ospedalieri, pur al fronte in questa emergenza, continueranno sempre a garantire i servizi extra Covid fondamentali. In definitiva non possiamo cancellare il virus, che si insinua dove può, ma possiamo erigere barriere: rispettare il distanziamento è una misura preventiva".

Paola Tomassoni