Travolto e ucciso da un'auto, un anno dopo parlano i genitori: "Lui avrebbe perdonato"

Parlano per la prima volta i genitori di Matteo Della Lena, il calciatore di 17 anni ucciso da una macchina a Sant’Albino un anno fa

Matteo con mamma e papà. La foto è stata scelta dal fratello Guido

Matteo con mamma e papà. La foto è stata scelta dal fratello Guido

Chianciano Terme (Siena), 19 novembre 2019 - "Cosa direbbe il mio Matteo alla persona che l’ha travolto? Di lasciarlo stare. Sì, lui l’ha sicuramente perdonato". Mamma Alida si gira verso il marito Andrea cercando conferma delle parole nei suoi occhi. L’uomo abbassa la testa, annuisce. Ma i due genitori di quel ragazzo che era un "angelo", Matteo Della Lena, 17 anni, la vita spezzata a pochi metri da casa il 23 novembre 2018, non ce la fanno ad imitarlo.

La ferita, dodici mesi dopo, è intatta. E chissà se mai si rimarginerà. "Perdere un figlio... – sospira la signora Alida –, la mancanza a volte ti schiaccia". Il 5 novembre scorso il 44enne poliziano che era al volante di una Land Rover, peraltro con l’assicurazione scaduta, è stato condannato a un anno e otto mesi per omicidio stradale con rito abbreviato. "Sono arrabbiata con la giustizia – prosegue la madre non riuscendo a nascondere il sentimento – sarebbe meglio andare a vivere in un altro Paese".

"La pena non cambia il risultato finale. Matteo non c’è più", gli fa eco il marito. Sono flash quelli che, per la prima volta, questi genitori feriti ma coraggiosi, restituiscono di una vicenda che ha segnato nel profondo due comunità. Quella di Chianciano di cui sono originari e di Montepulciano perché vivono a Sant’Albino.

Brillano gli occhi ad Alida quando svela il suo segreto. Chi le ha dato la spinta per andare avanti. "Senza l’altro figlio, Guido, 11 anni, non so come avrei fatto dopo quel vuoto che ci ha tramortito. E’ stato splendido, ha ripreso ad andare a scuola ed è anche più bravo di prima". Accenna ai temi del ragazzo dove dice di avere "una famiglia speciale" e un "fratello, Matteo, che mi ha insegnato tante cose che non basta un quaderno per mettercele tutte. Ora lui è in cielo". S’illumina, questa madre dal volto dolce: "Da grande non sa ancora bene cosa vuole fare ma di sicuro avere una famiglia e dei bambini".

"Lo chiamavo ma non mi rispondeva, quella sera. Lo avevo sentito alle 18.45. Disse che sarebbe venuto a casa. Andavamo tutti a cena da un’amica, ci avviammo a piedi noi tre. Fu allora che notammo le macchine in arrivo da Montepulciano che formavano una fila", è il padre Andrea a rielaborare il dolore. Ma Matteo non li raggiungeva. "Ebbi una sensazione strana. Tornai a casa per attenderlo. Cominciai a camminare, poi mi misi a correre. Non so perché. Riconobbi il motorino, girai gli occhi e vidi il telo. Era appena successo. Non le so dire cosa sentii in quell’istante", spiega il padre fissandoti negli occhi. "Quando lo seppi urlai, volli andare", prende il filo del discorso Alida. Sono due anime nello stesso nocciolo. Ancora più legati, se possibile, dal ricordo di quell’angelo che si chiama Matteo e dalla necessità di dare il meglio all’altro che ancora è accanto a loro, Guido. "E’ un bambino speciale", ripetono.

"Eravamo amici. Complici. Parlavamo di calcio, delle ragazze. Mi diceva tutto. Mi manca tanto, non è facile. Peccato", sussurra Andrea Della Lena commuovendosi. "Perché abbiamo ricevuto una solidarietà così grande da tutti? Semplice – prova a spezzare la tensione emotiva Alida –, Matteo era buono e altruista in maniera clamorosa. Ricordo che andò al mare la prima volta con gli amici e regalò a un mendicante i tre euro del panino. E poi non poteva sentir parlare male di nessuno. Giustificava tutto e tutti. Se lo interrogavano e non dava il massimo si scusava con l’insegnante".

Andrea allunga il cellulare dove c’è una targa già affissa all’Istituto ‘Redi’ di Montepulciano che frequentava e che il 23 novembre, alle 15,30, ad un anno dalla scomparsa del ragazzo, sarà sistemata anche al campino a Chianciano, dopo la premiazione agli ex Macelli poliziani del torneo e la consegna di due borse di studio. ‘La persona che speri sempre di incontrare perché sai che può renderti migliore’, c’è scritto. A offrirla la Virtus Chianciano e gli insegnanti. "A calcio era bravissimo, un funambolo", sorride per un attimo papà Andrea ricordando i successi.

La vicinanza degli amici e della gente giovedì 21 si tramuterà in un memorial di calcetto al ‘Redi’. Il giorno seguente, il 22, sarà piantato un grande olivo, sempre dall’istituto. «Una pianta che gli dava serenità», ricorda il padre. «Confesso che mi piacerebbe creare una fondazione per ricordarlo. Però che non si occupi solo di sport ma dei giovani, del sociale. Ora però non ce la faccio, sono stanca», confessa mamma Alida. Che ha cercato nell’impegno del lavoro un modo per non pensare ogni attimo al suo ragazzo. Che non può più coccolare e magari rimproverare, perché perdeva le cose. E che, se don Carlo, parroco del paese, lo chiamava per il catechismo correva. «‘Insegnava con l’esempio e con il suo modo di fare’ le parole del sacerdote ai funerali’. Le porto nel cuore», dice Alida. © RIPRODUZIONE RISERVATA