Manganelli: "Non vedo l’ora che arrivi il 17"

Il capitano del Bruco spiega che, rispetto a luglio, adesso c’è solo tanta voglia di archiviare la stagione. E ripartire con speranza.

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di Laura Valdesi

SIENA

"Per la prima volta siamo tutti d’accordo: non vediamo l’ora di arrivare al 17 agosto. E di essere in inverno, paliescamente parlando", dice il capitano del Bruco Simone Manganelli. Sì, perché se a fine giugno è stato uno choc il vuoto lasciato dalla Carriera annullata per le restrizioni legate al Covid19, un colpo allo stomaco difficile da ammortizzare, adesso è diverso. "A luglio era qualcosa di assolutamente mai provato. Quando non sai cosa ti aspetta c’è un’incognita emotiva. Ora condivido chi dice che prima si arriva al 17 e meglio è. Buttiamoci alle spalle una stagione allucinante guardando avanti con positività e speranza. Archiviamo e ripartiamo come se fosse scoppiato davvero il terzo mortaretto dell’Assunta", chiarisce il concetto Manganelli.

Però oggi il capitano di via del Comune sarà in ferie.

"Non c’è un significato preciso. E’ stato così anche il 29 giugno".

Il Bruco, dopo la vittoria sfumata per una narice, voleva rifarsi.

"Non nascondo che la ferita lasciata da quella Carriera è ancora aperta. Francamente speravamo di essere nel Campo per provare finalmente, dopo troppi anni che non vinciamo, già 12, a guadagnare i 5-6 centimetri mancati lo scorso 16 agosto".

Lock down, fase 2 e 3: lavorato lo stesso?

"Rispetto all’ultimo biennio in maniera un po’ diversa. Abbiamo consolidato certe situazioni ed esplorato strade che per qualche motivo erano state non mollate ma certo allentate".

Gingillo, per esempio?

"Parlo in generale. Ho un grossissimo vantaggio, quello di essere senza rivale. Non ho preclusioni per alcun fantino fermo restando il rapporto importante con Andrea (Mari, ndr) che non nascondo. Posso essere accusato di tante cose, però credo di avere un pregio: quello che dico faccio. O quantomeno uno sgarbo alle spalle lo evito. Vorrei arrivare in fondo a questa esperienza da capitano senza dover abbassare lo sguardo quando trovo un fantino o un altro dirigente".

Senza rivale è più semplice.

"Volendo anche più complicato perché, a volte, quest’ultima può creare degli alibi. Una via di uscita agevole".

Qualche fantino potrebbe aver risentito psicologicamente della stagione saltata?

"Ho avuto modo di incontrare praticamente tutti. Ti dovessi dire che ho visto persone in difficoltà, sarei bugiardo. I dieci-dodici che, sulla carta, dovrebbero a seconda delle situazioni essere al canape li ho trovati in una condizione fisica ottimale. E se è tale vuol dire che anche a livello mentale stai bene. In un anno senza obiettivi mantenersi così è segno di forza. Non ho trovato persone demotivate e, quindi, poco allenate o pronte".

Facciamo finta di essere al fatidico 17 agosto: Manganelli concorda che bisogna accelerare i tempi per impostare la nuova stagione?

"Aver perso un anno condizionerà. Pensa che i mezzosangue che potevano correre ad agosto dopo aver fatto la notte a luglio non saranno disponibili per Provenzano 2021, per esempio. Credo che sia necessario un pizzico di discontinuità rispetto al passato. Intendo temporale, non è una critica. Non sarà una stagione come le altre. Sono d’accordo nell’anticipare la definizione del calendario delle previsite e quindi delle corse, ipotizzando magari anche qualche appuntamento in più, con l’indicazione dei veterinari. Ecco, non dobbiamo arrivare a luglio con il fiatone. Sarà una stagione particolare che arriva dopo una altrettanto complessa".

L’auspicio per il 2021?

"A parte quello della salute, mi ripeto. Saranno 13 anni che al Bruco manca la vittoria. Già il doppio della media degli ultimi anni. E’ arrivato il momento che il popolo vada a prendere il Palio. E spero, se sarà rieletto capitano, di essere io quel fortunato che glielo calerà"