"Lontani dall’intesa sui 3,8 miliardi di danni"

Il presidente della Fondazione Mps Carlo Rossi: "Distanze siderali sulle cifre dei risarcimenti". Siena contraria allo spin off della banca

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SIENA

"Non ci sono trattative di mediazione in corso con i legali di Mps sull’azione da 3,8 miliardi di euro contro la banca senese. Da parte nostra siamo sempre stati disponibili a soluzioni condivise ma ad ora non ne abbiamo mai parlato con la controparte". Il presidente della Fondazione Mps, Carlo Rossi ufficializza la sua stizza solo in serata. Dopo una giornata passata a interpretare, assieme al direttore generale Marco Forte, quell’ipotetico piano di una fusione accelerata con Unicredit, con lo spin off delle filiali toscane del Monte che darebbero vita a una nuova banca regionale, operativa per pochi anni.

"Meglio un cattivo accordo che una buona sentenza, lo abbiamo sempre sentito dire in ambito legale. Ma per fare un accordo bisogna essere in due, in questo caso direi in 3 vista l’entità dell’azionista di maggioranza di Mps" è la sintesi del presidente Rossi. Che va tradotta, per inserirla nella nuova mano di poker che si sta giocando dalle parti di Rocca Salimbeni.

L’idea alla base della ’rediviva’ banca toscana, per accontentare il territorio, è l’accordo da raggiungere con la Fondazione Mps per evitare la mina dei 3,8 miliardi di risarcimenti che spaventano Unicredit. Agli incontri al Ministero, i dirigenti del Tesoro non hanno voluto affrontare la questione, demandandola alle trattative tra banca e Fondazione. Solo che rispetto ai tanti bluff circolati in questi giorni, a cominciare dai 500-700 milioni in azioni da girare come transazione a Palazzo Sansedoni, la realtà è totalmente diversa.

Gli studi legali incaricati, Menchini per la Fondazione e Zoppini per la banca, hanno cominciato a parlare da cifre sideralmente lontane. E quindi ogni possibile intesa non sarà raggiunta nei prossimi giorni, come prospettato dagli ideatori del piano ’piccola banca Toscana’. I vertici di Palazzo Sansedoni non vogliono passare per coloro che saboterebbero il matrimonio con Unicredit. Ma pensare di accontentarsi di poche decine di milioni rispetto a 3,8 miliardi richiesti, è

un’idea azzardata.

L’ipotesi dello spin off bancario a termine, un Monte solo in toscana che opererebbe per pochi anni e poi essere assorbito in Unicredit, non piace ai sindacati né agli enti locali. "Non vogliamo spezzatini - dice Federico Di Marcello, segretario della Fisac Cgil di Banca Mps - e la mini banca toscana è un’ipotesi che non ci piace perché vogliamo tutelare l’intero perimetro bancario di Mps. Sarebbe un contentino politico di cui non vedo utilità industriale".

Siena è intenzionata a tutelare oltre al valore del marchio, anche il legame con il territorio. Nel prossimo incontro al Ministero, a fine gennaio, dopo il cda del 19 che dovrà preparare il piano per l’aumento di capitale, tutti i bluff e i progetti industriali verranno allo scoperto.

Pino Di Blasio