Lo Stato rende omaggio all’Università Il rettore Frati: "Otto secoli per la ricerca"

"L’ultimo discorso del mio mandato, la città torna ad essere il campus dell’ateneo. Con le risorse del Pnrr si apre una nuova stagione". La lezione del professor Venuti: "Il secolo di Kafka è nella distruttività del male, latente e pronta ad esplodere in ogni momento"

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"Grazie Presidente, la sua presenza onora me all’ultimo anno da rettore e onora il nostro Ateneo, che ha quasi 8 secoli di storia alle spalle. Otto secoli dedicati alla missione profonda dell’Università: produrre conoscenza attraverso la ricerca e tramandarla alle generazioni attraverso la didattica. Oggi noi ci sentiamo continuatori di una tradizione ‘non come adorazione della cenere ma come custodia del fuoco’". Citando Mahler, il rettore Francesco Frati ha inaugurato il 781° accademico dell’Università, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato, atterrato ad Ampugnano, scortato in auto blu e accompagnato dal prefetto Maria Forte, è arrivato sul sagrato della basilica di San Francesco. Ad attenderlo , con tanto di fasce, il sindaco Luigi De Mossi, il presidente della Regione Eugenio Giani e della Provincia Silvio Franceschelli. Quindi il rettore Frati lo ha accompagnato nella Cripta d tornata, dopo la ristrutturazione, alle attività universitarie.

Qui la suggestiva cerimonia, alla presenza di 150 ospiti - le autorità civili, religiose e accademiche, i rettori delle altre università toscane - si è aperta con l’Inno di Mameli eseguito dal coro della Chigiana, accompagnato dall’Orchestra da camera dell’istituto Franci, e con l’Inno dell’Ateneo eseguito dalla comparsa storica dell’Università. Il Presidente ha preso posto in prima fila, con accanto il Cardinale Augusto Paolo Lojudice, per ascoltare le relazioni. A partire dal rettore – sul palco insieme ai 14 direttori dei Dipartimenti - , che ha illustrato le sfide dell’ateneo: "Proprio ora – ha iniziato -, dopo 20 mesi nei quali abbiamo lavorato più sull’emergenza che sulla programmazione, si apre un periodo nel quale all’auspicato ritorno alla normalità sembra corrispondere la disponibilità di rilevanti risorse del PNRR per la formazione e la ricerca. Siamo impegnati a costruire le migliori progettualità possibili, in particolare sui processi di transizione digitale ed ecologica".

Il rettore Frati ha quindi ricordato le dichiarazioni del Presidente sull’affidabilità della scienza e il valore della ricerca: "La pandemia ci ha insegnato – ancora il rettore - che esiste un divario evidente tra ciò che sanno gli scienziati e ciò che riusciamo a far capire a tutti, divario che deve essere colmato". Poi il legame con la città evidente in quel "centro storico di Siena divenuto campus naturale del suo Ateneo". E finalmente l’illustrazione delle attività e gli impegni: "Tra gli elementi caratterizzanti la nostra attrattività – ha detto Frati - il primo è rappresentato dall’attenzione nei confronti degli studenti con disabilità; il secondo dall’impegno per garantire un aiuto concreto a un piccolo gruppo di studentesse e studenti afghani". Quindi le Scienze della vita, fiore all’occhiello: "Siena è una terra di vaccini da quando Achille Sclavo fondò l’omonimo istituto e Albert Sabin venne a produrre l’anti-polio. I ricercatori di oggi sono suoi eredi. Un impegno collettivo, che vede insieme la ricerca universitaria, un prestigioso ospedale, la capacità innovativa dei laboratori Tls e grandi, medie e piccole imprese, spesso nate nei laboratori universitari".

A seguire è intervenuta Daniela Bellucci che ha ricordato la dedizione e il ruolo fondamentale del personale tecnico e amministrativo per consentire le attività didattiche durante la pandemia e anche la necessità di adeguamento delle progressioni economiche. Poi la prolusione scientifica tenuta dal professor Roberto Venuti, già docente di Letteratura tedesca, dal titolo ‘Il secolo di Kafka’, dedicata allo scrittore praghese che con la sua narrativa ha saputo cogliere e anticipare nodi, contraddizioni e tragedie della storia e della cultura del Novecento.

Emblematico il passaggio sui "personaggi di Kafka che incarnano la condizione dell’uomo che ha smarrito ‘il filo rosso’, che si sente privo di ogni strumento di interpretazione del reale e si trova di fronte un universo ostile, caotico e inesplicabile"; poi la citazione di Antonio Cassese e il suo libro ‘Kafka è stato con me tutta la vita’, una sorta di testamento spirituale di un intellettuale contemporaneo che ha creduto nella legge e nel diritto e si è confrontato con la distruttività del male, latente e pronta ad esplodere in qualsiasi momento.

Paola Tomassoni