"L’industria dei dolci per dare futuro ai locali Così pagheremo i debiti e risaneremo ‘Sielna’"

Denis Milovidov, ex banchiere, scelto da Igor Bidilo come amministratore unico della holding con i marchi Nannini e Scudieri "A maggio la società era in bancarotta, l’inchiesta e il Covid hanno evidenziato i problemi. Nuovi manager e altri milioni investiti"

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di Pino Di Blasio

Denis Konstantinovich Milovidov, 49 anni, nato in Kazakistan, russo di passaporto, svizzero e tra un po’ anche fiorentino e senese di residenza, fino al 2013 vicepresidente della Petrocommerce Bank, tra le prime 30 istituzioni finanziarie della federazione russa, è seduto a un tavolo di un ristorante in Piazza del Campo, affiancato da Vagan Oganyan e da un interprete. E’ stato altre volte a Siena, anche alle partite della Robur. Ma nessuno l’ha riconosciuto come amministratore unico di Sielna, uomo di fiducia di Igor Bidilo, il manager che ha deciso di allearsi, o almeno di averli come consulenti per le strategie, con il gruppo armeno di Oganyan e la Infinet del duo Belli-Ristori. "Preferisco parlare russo - è l’esordio di Milovidov - perché non vorrei generare malintesi, preferirei essere il più chiaro possibile in questa intervista".

Da quando conosce Bidilo?

"Da venti anni. Non conosco perfettamente i suoi affari con il petrolio. Ma quando ero alla Petrocommerce bank ho avuto modo di apprezzare le sue capacità imprenditoriali. Quando ho smesso di fare il banchiere, Bidilo mi ha chiesto di seguire i suoi stress asset in Europa".

In pratica le attività che hanno problemi?

"Esattamente. Sapete bene che i suoi investimenti in Italia sono stati generati dall’amore per Siena e la Toscana. Ma le attività di Igor Bidilo spaziano dal petrolio all’energia, dall’immobiliare alla finanza, e sono in diversi Paesi dell’Europa. Lei mi chiede se è un uomo da un miliardo di dollari? Penso che il suo patrimonio si avvicini a questa cifra".

Perché tra tutte queste attività lei ha scelto Sielna?

"A ottobre dello scorso anno sono arrivato a Siena per la prima volta. Mi hanno chiesto di entrare nel cda di Sielna e abbiamo iniziato una due diligence sui conti della società scegliendo Infinet come consulenti".

Volevate vendere i locali?

"No, all’inizio la due diligence era una scelta nostra, volevamo capire la situazione reale della società, l’effettivo stato di salute dei conti. Poi è iniziata la trattativa per la vendita. C’erano diverse opzioni, cedere pezzi di attività o tutta. Ma prima dovevamo vedere i conti".

Qual è lo stato della società?

"Sielna è in una situazione difficile, è stata vicina alla bancarotta. Senza i nuovi investimenti di Bidilo, Sielna sarebbe fallita ad aprile o maggio. I nuovi investimenti, concordati con i giudici del tribunale, hanno permesso di sanare la società. Io sono tornato amministratore, Staffieri e Catalin sono stati estromessi, Adele Cancelmo e Zorica Nicholas sono i nuovi manager".

E’ convinto che investire nei locali sia ancora un affare?

"A parte i locali, abbiamo un’industria di dolci e caffè. I due asset dovranno essere sviluppati insieme. I nostri locali si trovano nelle zone esclusive di Siena, Firenze, Milano. Alcuni hanno bisogno di miglioramenti, abbiamo cominciato a farli. Diventeranno punti per vendere i nostri prodotti, ma dovremo espanderci con dolci e caffè in Toscana, in Italia e anche all’estero".

Investirete nell’industria Dolci Nannini per aumentare la capacità produttiva?

"Nel suo anno migliore, il 2019, il potenziale produttivo dell’industria è stato utilizzato al 2030%. C’è una capacità da sfruttare, serve il management giusto. A maggio tutte le attività di Sielna avevano segno negativo. Stiamo recuperando terreno, cambiando approccio alla gestione".

A quanto ammontava l’investimento di Bidilo prima dell’inchiesta?

"Siamo sui 40-45 milioni di euro, prima che si sfiorasse il crac. Quest’anno sono stati necessari nuovi investimenti".

Si riferisce ai 6 milioni di euro per tappare la falla?

"Siamo nel mezzo di questa fase. Parte dei 6 milioni è già sui conti della società. Un’altra parte è stata usata per pagare tutti gli stipendi ai dipendenti e i debiti verso i fornitori. Con Infinet stiamo discutendo un piano di ristrutturazione dei debiti. Ma prima dovremo verificarli, valutare se la cifra è giusta, Dopo l’esame andremo con il piano".

La situazione finanziaria era critica per colpa delle inchieste o della pandemia?

"Il Covid ha evidenziato le difficoltà, le indagini e i sequestri disposti del pm hanno fatto emergere la situazione reale".