Le due strategie a confronto Fabio e Ferretti alla sfida finale Tanti incontri, ma zero comizi

Quindici giorni di campagna elettorale verso il ballottaggio, senza presenze nazionali. Centrodestra e centrosinistra divisi dal profilo delle due candidate e dal passato.

di Orlando Pacchiani

È stata una strana campagna elettorale, soprattutto in questi quindici giorni che hanno preceduto il ballottaggio. Con scelte, in alcuni casi nette, il cui effetto si misurerà domani pomeriggio. Partiamo dal fondo, da cosa non è stato fatto, bipartisan: il caro vecchio comizio in piazza è tramontato. Il palco in piazza Salimbeni, che ha storicamente ospitato negli anni decine e decine di candidati, non è mai stato così inutilizzato. In questi quindici giorni, zero di zero. Entrambe hanno preferito per lo più iniziative e incontri ristretti.

Sempre dal fondo, cosa è stato fatto, ancora bipartisan: da ieri il flusso di propaganda sui social per le due candidate non si è interrotto, anzi. Qualcuno riuscirà mai a chiarire che senso abbia questo silenzio a metà? Risposta facile: no.

Andiamo allora alle caratteristiche principali di questi quindici giorni. Il primo: le due candidate non sono amiche, ma hanno condotto una campagna elettorale in punta di fioretto, con rarissime punzecchiature. Secondo alcuni persino troppo garbato un confronto dove, in ogni caso, solo una alla fine vincerà.

La scelta del centrodestra è stata chiara. Dopo aver inondato di ministri e sottosegretari la prima parte della campagna elettorale (era necessario motivare al massimo l’elettorato di centrodestra, magari disorientato dal finale rissoso dell’attuale maggioranza), in questa fase è stato tutto affidato a Nicoletta Fabio e alla sua personalità. Nessuna conferenza stampa, nessun annuncio particolare, solo la partecipazione ai confronti e la ripetizione di un concetto: io sono la novità anche rispetto a parte dell’attuale maggioranza ("abbiamo dimostrato chiaramente di rappresentare una cesura anche rispetto a certe scelte recenti, oltre che ovviamente rispetto al passato"), che infatti alle elezioni si è schierata altrove; Anna Ferretti è legata al passato per le sue presenze in giunta per il sostegno del Pd.

Anche quella del centrosinistra è stata una strategia definita, seppure giocata su un doppio binario. Da una parte la candidata, che ha puntato sulla carta della competenza e dell’esperienza, del rinnovamento rispetto al passato ("io e gran parte del gruppo dirigente del Pd non c’eravamo quando venivano fatte certe scelte"), di un posizionamento valoriale diverso rispetto a quanto rappresentato sul versante opposto. A sostenerla sono arrivati tre assessori regionali, mentre i politici nazionali sono rimasti lontani da Siena come per il centrodestra.

Dall’altro lato il Pd ha puntato tutto sulla contrapposizione ideologica e anche personale, identificando Fratelli d’Italia e il deputato Francesco Michelotti come l’obiettivo numero uno su cui puntare. Con toni che non si erano sentiti nella prima fase ma ora, ridotto il campo delle contendenti a due, sono stati rispolverati con una chiamata ideale contro la destra.

A margine non è successo granché, una volta tramontata (subito) la possibilità di apparentamenti. Le scelte alla luce del sole di Sena Civitas, per Fabio, e Siena in Azione, per Ferretti, nascondono in realtà una fitta rete di trattative e colloqui dietro le quinte, per cercare di convogliare voti sull’una o sull’altra al secondo turno. Il Polo Civico di Fabio Pacciani ha provato a recitare un ruolo da protagonista, con il documento dei nove punti che ha spinto entrambe le candidate a rispondere. Ormai il tempo è scaduto e tocca alle urne dare il responso. Domani si capirà quale delle due strategie avrà pagato di più.