Landi (Tls): "Nove mesi perduti per i veti di Clarich"

Intervista al presidente di Toscana Life Science

Fabrizio Landi, presidente di Tls

Fabrizio Landi, presidente di Tls

Siena, 26 aprile 2018 - Fabrizio Landi è il solito tornado di parole e numeri. Qui parla in veste di presidente di Toscana Life Sciences, ma nel suo curriculum c’è anche il posto nel cda di Leonardo-Finmeccanica (al fianco dell’ad Alessandro Profumo), la presenza in fondazioni e centri di ricerca, più altri incarichi che gli hanno attirato gli strali dell’ex presidente della Fondazione Mps, Marcello Clarich.

«Ha chiesto un parere anche all’Anac di Cantone - ricorda Landi - per fare luce su un inesistente conflitto di interessi. Io sono stato nominato dalla Regione, con un voto bipartisan. Abbiamo perso nove mesi, un blocco irragionevole. Ora siamo ripartiti».

Il veto della Fondazione ha pesato. Non è il tassello più importante della governance di Tls?

«Lo statuto prevede quote paritarie tra Fondazione Mps, Comune, Provincia e Camera di Siena, le tre università toscane, le tre scuole superiori e la Regione. La Fondazione eroga meno di un milione di euro a Tls, che noi restituiamo per pagare l’affitto».

A quanto ammonta il volume d’affari di Tls?

«Siamo sui 7 milioni e mezzo di euro all’anno. La metà viene dagli affitti dei laboratori a imprese e startup, l’altra metà dai servizi che forniamo e progetti che gestiamo. Siamo il fulcro del distretto toscano di Scienze della vita, incubiamo imprese e coordiniamo finanziamenti per idee come la piattaforma logistica farmaceutica a Livorno. Un progetto da 90 milioni, dovrebbe creare un hub per i farmaci destinati all’export, in modo che non partano più da Rotterdam».

Avete solo da fondi pubblici?

«Siamo una società privata, che ha una parte di finanziamenti pubblici. Siamo il miglior centro italiano per attrarre imprese, tra i primi 15 siti europei. Eccellenze della sanità, come l’Oncologia del professor Maio, usano i nostri laboratori. Abbiamo idee ambiziose».

Ad esempio, dare vita a una Davos delle Scienze?

«Vorremmo organizzarla a novembre. Abbiamo avuto un antipasto, organizzato da Paola Castagnoli, che ha chiamato l’élite mondiale di immunologi, con l’israeliano Ido Amit a fare la relazione. Lui ha l’obiettivo di scrivere il profilo genetico di tutte le malattie».

Non è un po’ troppo per una culla di startup?

«Qui ci sono grandi aziende, colossi come Gsk, Menarini e gli australiani che hanno rilevato i vaccini antinfluenzali da Novartis. Sono tornati anche i Marcucci con Kedrion, e con progetti sui farmaci orfani. Abbiamo fior di scienzati, da Rappuoli a Sergio Abbrignani e Guido Grandi. L’unica cosa che manca sono gli spazi».

Nella cittadella Gsk non ci sono palazzine vuote?

«Vorrebbero regalarci la fabbrica storica dei vaccini. Il problema per noi è gestirla. Potrebbe diventare il nucleo del progetto Medicina di precisione, 6,5 milioni di euro tra Regione, Policlinico e Tls. Ma qualcuno dovrebbe comprare questi spazi. Il mio compito, anche per Tls, è impedire che altri ci mettano le mani per scopi diversi».