
L’acqua toscana è la più salata d’Italia Siena e Grosseto tra le cinque città più care
di Pino Di Blasio
Stavolta il rapporto viene da un centro studi neutrale, ed è stato presentato ieri sera a Mantova in un convegno. E il risultato è severo nei confronti dei gestori del servizio idrico integrato, soprattutto in Toscana. A fronte di una bolletta media per famiglia di 379 euro all’anno per un consumo di 150 metri cubi d’acqua, le dieci province toscane occupano in fila dal terzo al dodicesimo posto della classifica. Precedute solo da Frosinone e Enna, con la famiglia media di Siena (o Grosseto) che spendono tre volte rispetto a Milano.
I dati toscani sono riassumibili per ambito, i nuclei di Siena e Grosseto pagano 614,49 e 616,95 euro, differenze minime, perché il gestore è lo stesso: Acquedotto del Fiora, con Acea partner privato. Stessa cosa a Firenze, Prato e Pistoia, 533,73 euro di tariffa media, con Publiacqua che gestisce la rete.
Perché è così cara l’acqua in Toscana? Perché farsi la doccia o lavare i piatti a una famiglia senese e grossetana costa 400 euro in più ogni anno rispetto a una famiglia di Milano o Monza?
Roberto Renai, presidente di Adf, cerca di fornire altri numeri per spiegare perché la bolletta del servizio idrico qui è più salata. "Nei prossimi tre anni AdF realizzerà nelle province di Siena e Grosseto 142 milioni di investimenti, il 23,5% in più dello scorso triennio: 26 milioni saranno per la depurazione, 8 per l’innovazione e 7 per la digitalizzazione. I 142 milioni di investimenti programmati si aggiungono agli oltre 594 realizzati dall’inizio della concessione a oggi, per un totale di oltre 736 milioni al 2025. Se già nel 2022 la quota di investimenti per abitante servito aveva raggiunto i 114 euro annui, una delle medie più alte in Italia, nei prossimi anni si arriverà a una media di 124 euro all’anno".
Non sono solo gli investimenti a determinare le tariffe. Pesano altri fattori?
"Dentro le tariffe sono comprese tante cose - aggiunge il presidente Renai - . Variano anche in funzione delle caratteristiche del territorio e delle risposte che vengono date ai bisogni dei cittadini e dei Comuni. La tariffa viene determinata sulla base di un preciso metodo standard, un algoritmo, e approvata dalle autorità regionali e nazionali, che raccolgono dal gestore le informazioni di bilancio. Al gestore spetta il compito di fornire i dati, non di determinare la tariffa".
Nemmeno questo spiega differenze così eclatanti tra una città e l’altra...
"Ogni gestore ha una propria articolazione tariffaria calibrata in base alle necessità di consumo e caratteristiche d’utenza del territorio gestito. Sui costi di gestione del servizio idrico grava più l’estensione territoriale che il numero dei clienti. Sulla tariffa incidono la morfologia territoriale, il numero di impianti e reti gestiti e la densità di popolazione, che variano in modo consistente tra le diverse realtà geografiche e i differenti gestori".
Il fatto che Adf gestisce le province di Siena e Grosseto, molto estese e scarsamente popolate, è il motivo del salasso?
"AdF gestisce una rete lunga 10.074 km, (8.327 km di acquedotto e 1.746 km di fognatura) e 2.715 impianti, in un territorio di circa 7.600 km quadrati, un terzo dell’intera Toscana, con una popolazione di 395.169 abitanti, una densità di popolazione di circa 52 abitanti per km quadrato, tra le più basse d’Italia. Un territorio che include 55 Comuni tra vaste aree interne e montane e le isole, con le peculiarità dell’approvvigionamento idrico che comportano: basti pensare al dissalatore che al Giglio garantisce autonomia idrica anche d’estate. La tariffa in questo senso è solidale, altrimenti un territorio molto vasto e con bassa densità di popolazione risulterebbe molto penalizzato a favore delle grandi città. Spesso risulta fuorviante comparare il costo del servizio idrico integrato tra realtà diverse, in cui ci sono abitanti con in carico il triplo di metri di rete in più rispetto ad altri. Gstire la rete in città come Firenze è più semplice che in territori come il nostro".